Pugni e vasi rotti all'asta di Mascagni

Pugni e vasi rotti all'asta di Mascagni Pugni e vasi rotti all'asta di Mascagni Ina nipote del maestro alle prese col banditore - Un'ora tumultuosa tra fotografi, giornalisti, compratori e pubblico - Alla fine il "verbale,, dei carabinieri Roma, 18 gennaio. ; nLe complesse controversie ' rche hanno protratto di giorno l'apertura dell'asta dei beni di Mascagni hanno provocato oggi alcune gustose scenette, degne del più movimentato film di Ridolini. I due saloni di via Galamatta erano affollatissimi fin dalle prime ore del pomeriggio. Il pubblico — più curiosi che compratori — cercava di inserirsi con ogni mezzo tra l'ansa di un armadio, un divanetto, una specchiera, usan do abbondantemente - i gomiti per conquistarsi una sedia da cui seguire le diverse fasi della vendita. Giarnalisti e fotografi, arrivati puntualmente alle 16,30, ebbero il loro bel da fare per penetrare in quella massa compatta di pubblico, mobilio, vasellame e quadri. La versione della nipote L'asta iniziò senza incidenti, malgrado una vivace atmosfera di commenti e interruzioni. Gli amatori dei cimeli non sono mai numerosi. Già alcuni mobiletti, due vasi ci- un : —tlllllllllllllMlllllllMIIIIII^ nesi, una mastodontica anfo ra in fine settecento, un gran-; de tappeto, erano stati ceduti — senza troppo contrattare — a) miglior offerente, quando una certa agitazione cominciò a manifestarsi nel settore più prossimo al venditore. Lina Mascagni, nipote del Maestro, sorretta e confortata da due amiche, non meno commosse e agitate di lei, andava lamentando con quanti la stavano a sentire lo «scandalo» e la «ignominia . Dal racconto, alquanto confuso della giovane Lina si potè ricostruire questa versione della storia. Qualche tempo fa gli eredi del Maestro avevano convenuto di vendere una sala del villino di via Po (dove 11 Maestro era vissuto) perchè ingombrante e priva di particolare interesse. « Tutti ì ricordi del nonno — si affannava a precisare Lina — sono gelosamente custoditi da noi. Il pianoforte del « Nerone » l'ho io, mentre Emi (è la figlia del Maestro) conserva gli altri due: quello su cu il nonno compose la « Cavalleria» e quello deliV Iris ». 111HI II 11 HI I HI 111 HI 111H11 HI Itll 111 II a a ? e Man mano che la vendita proseguiva, Lina Mascagni si faceva più nervosa e sgomenta. Le sue proteste si erano fatte veementi e si rivolgeva a noi spettatori a chiedere consiglio. Perse la testa quando vide che « due mani profane » afferravano " la targa": un cuscino di velluto rosso con una corona di alloro in argento dorato, sul margine della quale si poteva leggere: « A Pietro Mascagni, la società per la rinascita cittadina. Bologna 1902». Cominciò a gridare: « Questa non potete venderla. L'avete portata via a mia madre », e, superata la timidezza e il riserbo, si buttò in avanti, piantandosi decisa di fronte al banditore: « Fermo, non si muova », gridò un fotogruio. <c Lei mi ha dato del ladro — le si oppose, inviperito, il banditore. — Vada fuori di qui, subito». « Io non me ne vado. Qui si offende la memoria di mio nonno, si offende la mia famiglia ». « Fuori di qui — strillava l'altro, sempre più rosso, e, rivolto ai suoi assistenti: « Chiamate la « Celere » che la butti fuori». H pubblico vonia.va, commentando l'accaduto. « Potevate pensarci prima a vostro nonno ». canzonò una donna di mezza età. « Poverello, si rivolterà nella bara a vedere certe cose». «Ma è stata una truffa. Noi non ne abbiamo colpa», cercò di difendersi Lina. « E ora cosa succederà? ». si rivolse spaventata a noi giornalisti. «Fuori <M qui, chiamate la Celere », ribattè nuovamente il banditore, e al pubblico: « Non fateci caso, non fateci caso, le donne, si sa... ». E fece cenno a due uscieri di accompagnare alla porta l'intrusa. « Me ne vado, ma non è finita così. Ci penserà il mio avvocato ». E la nipote di Mascagni, arrossata e sdegnosa, seguita dalle amiche che cercavano di consolarla, uscì. e -1 - i Strilli B piali lì - _ .. —, e Non era finito. Placato quelìBt° primo incidente, lasta na.icommcio. La «targa » che ave e e o ae, bira eoiee e di er i. a e aite an a in he a oaao un nti ntie na ià no In aiuto in ergli la rauiioata no, sul la te. erotsuta lo peno a . Maun at. oeeUi azanopaslitelola or. nti che è va suscitato tanta agitazione venne comprata per 30 mila lire da un messo dell'ambasciata argentina, un signore distintissimo e placido che già aveva acquistato molti altri oggetti del Maestro. Con squisita cavalleria, tutta meridionale, desiderava farne omaggio alla fanciulla offesa, e per comunicarle questa sua intenzione si avviò — facendosi a stento largo tra la folla — verso l'uscita. Ma in quello stesso momento ci giunse dal corridoio un fragore di vetri infranti, imprecazioni, strilli, minacce. I fotografi si buttarono all'attacco, seguiti dai giornalisti. Una collega più intraprendente si fece sotto e si trovò stretta, chiusa tra due signori che si scazzottavano senza pietà. Alcuni pezzi di un prezioso servizio di porcellana inglese, stimato 120 mila lire, andarono in briciole. Un frammento colpì una cronista al capo, e questa, risentita, afferrò 1 due pezzi del servizio e li ruppe sulla testa dell'assalitore, un giovane focoso sui trentanni. Questi saltò indietro e andò a sbattere contro un quadro di valore appena venduto per centomila lire. Il quadro andò in frantumi. L'aggredito approfittò dell'occasione per farsi da parte. La giornalista vide rosso: « Lei è un maledu- ■ cato », si rivolse irritata al bellicoso assalitore, che, dopo la esplosione violenta, si era calmato. Questi fece le sue scuse, precisando che lui era l'avvocato Totto Farinelli, nipote di Mascagni, e che proprio non aveva capito più niente quando aveva saputo che avevano insultato la cugina. II suo imbarazzo crebbe quando seppe che i pugni destinati al signor Mastrantonio. l'appaltatore dell'asta, erano finiti invece a un innocente spettatore, certo Casimiro Scuderoni, dopo essersela presa a lungo con l'avvocato del Mastrantonio, Westmuller. Nell'altra sala, spaventata e piangente, la moglie dell'avvocato cercava di aprirsi un varco strillando «Uccidono mio marito». , ■ : Stia pure tranquilla che non uccidono nessuno », ribattè pacifica una popolana che si godeva quella vicenda farsesca. « Già, — rimbeccò l'altra — vorrei vedere se ci fosse di mezzo il suo ». E anche fra le due donne si accese una disputa. Alla fine i contendenti si trovarono in una saletta. Il Westmuller, rosso come un pomodoro, la giornalista offesa e Totto Farinelli, sempre più confuso e avvilito, in attesa della Celere, che era stata prontamente chiamata. Dopo un quarto d'ora d'at» tesa due carabinieri entrarono nella saletta e la porta venne accuratamente rinchiusa. Sentite le parti lese, ne uscivano dopo cinque minuti, accompagnando i contendenti alla più vicina caserma: « Dobbiamo fare il verbale », dissero. Col verbale, infatti, i due militi contavano, secondo la migliore esperienza, di placare gli animi. E così avvenne. < Questo però non impedì che il signor Mastrantonio e il signor Casimiro Scuderoni, il quale è stato portato a casa in tassi dopo aver fatto una puntatala all'ospedale per curarsi certe ammaccature alla testa, presentassero entrambi querela, denunciando il signor Tot. to Farinelli, nipote di Mascagni, il primo per danni e il ascondo per percosse. m. 1. su

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