Allo sportello della posta

Allo sportello della posta Allo sportello della posta // cittadino insorge, ma l'impiegato si vendica; l'uomo candido si domanda che hanno questi burocrati da prenderla su quel tono MILANO, gennaio. Età felice, quella in cui furono inventati 1 moduli per 1 versamenti In conto corrente postale. Uno aveva il tempo di trascrivere quattro volte di seguito nome, cognome, indirizzo, data, somma versata in cifre e in lettere. Adesso le cose non vanno così lisce, 11 tempo è denaro e forse perciò gli Impiegati degli uffici postali costringono i cittadini a spender ne con una certa larghezza. Spedire un vaglia d un modulo di versamento in conto corrente, in una città come Milano, oggi richiede maggior tempo di un viaggio a Como o a Varese. Questo tempo è sprecato per necessità di cose, magari — come si diceva un tempo — a cagione di uno stato di emergenza, oppure per un abuso gratuito del propri uffici o trascuranza dei propri doveri? A queste domande è regola rispondere tagliando il male in mezzo; cosa prudente, se non giusta, in quanto 11 torto non sembra mai da una parte sola. Nel caso delle poste repubblicane tuttavia 11 malvolere, almeno In questi giorni, sembra prerogativa specialmente degli impiegati. E' un malvolere che età al centro, cioè palese negli uffici della Posta centrale. Le succursali sono più alla mano, In genere servono clienti quasi |stabili. Alla Posta centrale, in- vece, ricorre chiunque. Perciò la Posta centi-ale tiene aperti gli sportelli per i versamenti in conto corrente anche nel pomeriggio di sabato. Bene, provate a mettervi in coda davanti a uno di tali sportelli (attesa: non meno di tre quarti d'ora) e vedrete quale animo si è creato tra gli impiegati e il pubblico. Da una parte dipenderà dalle preoccupazioni del bilancio domestico e dall'altra dipenderà dall'impazienza, ma sta difatto che mai l'inimicizia ha avuto campo di manifestami con modi cosi costanti e sottili. Essa Incomincia nel momento in cui dovrebbero aprirsi gli sportelli. Può accadere, soprattutto nel pomeriggio, che l'apertura venga ritardata di qualche i quarto minuto, talvolta un d'ora. Naturalmente, 1 e i i r . o , o r — a o A n n n , e l e o, i |tra la gente che aspetta, c'è sempre un maniaco dei regolamenti o comunque della precisione. Costui guarda l'orologio ripetutamente, poi sbuffa, poi domanda ai compagni il permesso di allontanarsi senza per questo perdere il posto, va allo sportello reclami e chiede ragione del ritardo. Allo sportello reclami . gii rispondono che gli impiegati sono andati tardi a mangiare, che l'orologio della sala è avanti e che comunque si tratta di un'inezia. Il maniaco ritorna scontento al proprio posto, scambia qualche parola con altri che cominciano a irritarsi, pesta i piedi, guarda di nuovo l'orologio. Ciò avviene anche nelle altre file, i maniaci sono equamente distribuiti. Quando finalmente gli sportelli si aprono, si alzano mormorii di soddisfazione, frammisti a qualche « era ora », c dormiamo » e via di seguito. Così l'irritazione passa dall'altra parte. Gli impiegati, senza guardare il pubblico, mostrano moltissimo zelo nell'accendere la luce, nell'aprire i registri, nel provare le penne e nel verificare i conti. La verifica dei conti, anzi, tiene in sospeso il lavoro di quattro o cinque persone. Nella sala, allora, il mormorio diventa imprecazione. Dall'altra parte si risponde che se qualcuno ha da ridire si rivolga ai direttore. E intanto tsq- ! Quelli che hanno alzato la voce ò i i l n i i e a a e à non sanno a quale guaio vanno incontro. Contro 11 cittadino che protesta cova, al di là degli sportelli, un singolare spirilo di vendetta nel quale eccellono le donne. Nei giorni scorsi, chi protestò davanti allo sportello, poniamo n. 116. al momento buono, cioè dopo una snervante attesa si vide rifiutare 11 modulo (è accaduto almeno u dieci persone) cperchè la data era scorretta ». Nella prima quindicina di gennaio i'càPlta a molti di sbagliare 11 a mi si oe i numero dell'anno. Regolamento per regolamento, la data sui moduli non deve essere corretta. In ciò gli impiegati sono inflessibili. Da ciò sguar- di d'odio, male parole, da una parte troppo calore e dall'ai-1 tra troppa freddezza. - Eppure - mormorava uno n allontanandosi — I dipendenti! e,! dello Stato sono persone coinèi tutte le altre, remunerate non soltanto mediante le Imposte pagate dagli altri, ma con quelle pagate da essi stessi. r. r.

Luoghi citati: Como, Milano, Varese