I disfattisti di Panfilo Gentile

I disfattisti I disfattisti Io non credo ai verdetti ir- revocabili, che condannano trun'epoca alla disperazione, è La storia -è sempre piena di chinvtntività e di imprevisto, lue come le catastrofi delle qua- poli siamo stati spettatori han- chno smentito la fatua confi- nadenza che la mia generazio- none riponeva nel progresso e renell 'indefettibile elevazione tidell'umanità, così però, a dinostra consolazione, non sia- Cmo autorizzati nemmeno a laritenere che queste catastrofi cosegnino all'inverso una mar- coeia a ritroso che debba essere l'percorsa fino in fondo, un «viaggio a au bout de la nuit», tesenza possibilità di salvezza ile di redenzione. E lascio ai relettori di Osvaldo Spengler riil gusto delle visioni apoca- rolittiche. reSe dunque è vero che Id- mdio fa la piaga, ma anche la Osana, e se è vero che ci è con- acessa un'attesa — quanto pmeno l'attesa di un impre- cuvisto migliore — ciò non si- fugnifica che non sia un feno- nmeno inquietante che tale l'verità stenti ad essere rico- funosciuta e che molti spiriti dsieno sopraffatti da un pes- cosimismo deplorevole, che fini- oce col creare esso medesimo cla condanna, di cui crede di essere la vittima. Volendo fare una rassegna, approssimativa e sommaria si intende, di codesti pessimisti, è possibile distin¬ ccetorfleguerli in varie categorie. Una cprima categoria è formata da rcoloro che hanno creduto cptcpclrdcpnproprio a quegli Dèi, che so no. tramontati nel corrusco crepuscolo della guerra e del la disfatta. Non bisogna ri tenere che nazionalismo e fa seismo sieno stati sempre e solo retorica a fior di pelle e spregiudicata avventura Per molti, e se così non fos se stato non avremmo avuto le esaltazioni fanatiche, quel la retorica fu una fede piena di convinzione, e per costoro cil crollo significò smarrì- smento t^Se °i* tiepidi potettero con adisinvoltura fare atto di apo- gBtasia e se i meno intelligenti vpotettero illudersi nella con- rtinuità o nella reviviscenza di <un'esperienza irripetibile che vsi era tutta consumata in una Ltragedia che non poteva non tessere una tomba, i più con- ivinti e insieme più sagaci non ebbero ne queU impudenza ne rfquesta illusione, e dal giorno della catastrofe errano come tanime in pena, nè contrite nè Vpiù credenti. E il loro atteg giamento nei confronti del nuovo mondo che si è sostituì to al loro mondo è di sprez zante sfiducia. Essi ripiegano in uno sconsolato scetticismo, che vuol sembrare imparziale e superiore distacco da ogni compromissione. Quali sottintesi psicologici di rancore e di istinti vendicativi nasconda codesto atteggiamento, non importa esaminare. Praticamente esso ci dà una classe di spiriti nichilisti, che fanno professione di ateismo storico e che disperano del presente e dell'avvenire. La seconda categoria di di sperati non ha origini politiche ma intellettuali. L'esi stenzialismo, come si sa, por ta a tutto; e vediamo frati esistenzialisti, che conciliano Kirkegaard e san Tommaso, e professori di filosofia, che si dividono tra Sartre e il marxismo-leninismo. Ma, a parte tali varianti sincretistiche, certo è che l'esistenzialismo di lettura corrente e popola re, quello cioè che rappresenta un diffuso orientamento degli intellettuali medii, è una forma degenerata di so lipsismo o di narcisismo, che ha come presupposto un di sgustoso squallore di vita morale, un'arida indifferenza alle istanze generose dell'esi stenza collettiva, una paurosa carenza di umanità. Sotto il pretesto dell'angoscia, della salvezza personale, della soli tudine con Dio, coll'apparen te legittimazione di preziose ansie niisticheggianti, quando esso non infila la via più bre ve dell'automatismo istin tivo, l'esistenzialismo divorzia da ogni interesse che non sia quello strettamente personale, diserta il mondo. Tutto soriimato, l'esistenziali- f<i sta, cerchi esso una consoia- zione luterana fino a Dio o si immerga nella pornografìa, m> „„iii,ii„ noon oi neiruno e nell altro caso, si getta dalla nave, cne abbati- dona a un destino che non lo intprpssa Da un cento punto interessa, uv. ^ F di vista, non si può dare tor- to al sinodo moscovita, quan do ha condannato l'eresia esi stenzialista, come un prodotto putrido di decadenza della borghesia. A parte le consuete infantili formule del clericalismo marxista, i comunisti hanno intuito l'aspetto di sordida clausura dell'esisten» zialismo. Anche da questo lato quindi abbiamo nichilismo, sfiducia e pessimismo. Vi è infine ancora un'e tra classe di disfattisti, che è quella dei furbi, di coloro che presumono di saperla lunga, che, senza ragioni nè politiche nè filosofiche, si ri chiamano a una loro grossola na saggezza, secondo la quale non vale la pena mai di usci re dai confini del proprio or ticello personale per correre dietro le chimere dell'ideale, Costoro affettano disgusto per la politica, che sarebbe solo contesa di ambizioni e truc co di affaristi. Parodiando l'Ecclesiaste, ripetono che «tutto è vanità 1 e che nien te di nuovo oi sarà mai sotto il sole. Bisogna lasciare cor rere la storia sul suo bina rio, come le stagioni nel lo ro eterno ritorno, senza ave re la pretesa di volerne co- munque mutare la marcia, Ogni impegno sembrerebbe ad essi un'ingenuità in pura perdita. Vi fu un tempo in cui a codesta posizione di ri fugio dette l'autorità del suo nome Tommaso Mann, ma l'apologia dell'Unpolitischés fu poi ritrattata dall'autore dei Buddenbrock con amara contrizione, ge sommiamo insieme tutti codesti disfattisti, vediamo che essi sono legione e che ce li troviamo ogni momento tra i piedi, diciamolo pure, con un certo fastidio. Ex fascisti disincantati, intellettuali crepuscolari, e furbi che tagijano ]a corda 80no dei renitenti di un'epoca, in cui certamente la milizia appare poco incoraggiante e promettente. Ma se non per convin cere i renitenti, per lo meno per impedire che il loro esercito si ingrossi e per frenare le diserzioni, occorre ricordare che ogni tentativo di recidere i legami e la solidarietà che ci uniscono al nostro tem po e ai problemi della comunità non può non significare ■ che «prini il sepolcro della solitudine; e che, malgrado tutto, nessun servizio dato alla storia è anticipatamente grecato, perche, come dio* i vo> ™n * e mai nulla di ir retrattabile, di condannato, i <*i fatale, di irresistibilmente e votato al male e alla morte a La storia improvvisa, invenn ta e crea, nel bene e nel ma - i6j oon un ©gtro esbempora n e questo poi non è fuo, e rf deiià\OTtra tfes» volon o . e ta- V™M - *«va Vico è V^8'* st'°rla è. «ertamente l fatta dagli uomini. Panfilo Gentile. < 11 • M T111111M ! 111 II 11111111 II 111191UI ri 1111111 II 11111 ! 11

Persone citate: Osvaldo Spengler, Sartre, Tommaso Mann, Vico