L'arte di vivere in un condominio di Guido Guerrasio

L'arte di vivere in un condominio Dov'è finita la nostra «privacy»? L'arte di vivere in un condominio «Ovunque il mare scavi una baia, cercate di gettar subito delle fondamenta e createvi un suolo artificiale». Se il gran saggio Seneca pronunciasse oggi queste parole, verrebbe sicuramente aggredito e denunciato dagli ecologisti, qualche pretore lo trascinerebbe in tribunale come amico non disinteressato dei Caltagirone, e con tutta probabilità il radicale Pannella digiunerebbe in segno di protesta. Fortunatamente per i romani del tempo di Augusto, che pure avevano l'urbe già intasata dal traffico, la devastazione del paesaggio non era ancora tale da suscitare allarmi e paure. Soltanto i poeti, da. sempre veggenti, si permettevano di quando in quando di contestare quella improvvisa e inarrestabile fioritura di costruzioni, laghetti e porti artificiali, imposta dalla moda della natura e dal capriccio dei proprietari. E Orazio, testimone di tanta, frenesia, manifestò chiaramente il timore di una presso che totale scomparsa di vigne e di uliveti. Quasi ci siamo, caro Orazio. Il dolcissimo moscato non lambisce più le spiagge di Terracina, nel profondo Sud gli uliveti sono stati disboscati da capomastrl insolenti, lungo l'Adriatico e in Calabria gli albergatori innalzano grattacieli sulla sabbia. C'è voluto d»l tempo, ma ce l'abbiamo fatta. Il ritardo è dovuto quasi esclusivamente alle invasioni dei barbari, ai saccheggi, a qualche eruzione. Un guaio, poi, tira l'altro. Al posto delle ville erette in Sabina, ad Anzio, a Formili, sul litorale di Ostia p sulle sponde del Oarda, nate per il riposo e lo svago delle famiglie agiate e dei loro amici, abbiamo ora democratici lotti di appartamenti dalle pareti cosi sensibili che al confronto l'orecchio di Dioniso è solo un ciarpame acustico; tanto varrebbe abolire ì muri non portanti e immétterci direttamente nei discorsi, negli odori e nei rumori altrui, collegandoci in cuffia ad un unico televisore centrale. Ne soffrirebbe la privacy? Ma che farcene di una intimità tanto predicata- e cosi mal realizzata? di un brandello di prato o di un riflesso d'acqua marina incorniciati da una pseudofinestra su un balcone tagliato a sghimbescio, come il frammento di un puaele che solo la fantasia può aiutarci a ricomporre? Siamo alla dieta anche nel paesaggio, ormai. . Il vero problema però rimane un altro, e nasce dal .fatto che con il passare dei secoli la figura del proprietario ha ceduto sempre più terreno a quella del condò-. mino. Ora, aver diritto di do-minio insieme con altri sarà senza dubbio democratico; ma vuole anche dire aver più galli in un pollaio. E si sa che in politica, dove il condominio è largamente esercitato, ci si scanna ad ogni respiro: per il becchime, per il potere, per tutto. In cosa differiscono poi le assemblee condominiali dal congresso di un partito, se non per una più concreta messa a fuoco e soluzione dèi problemi? Ci si accapiglia tuttavia per la scelta di un custode, di un albero d'alto fusto da sistemare all'ingresso, o per l'orario di apertura dei cancelli. Sicché, facendo tardi, si arriva anche al digiuno. Non si capisce quindi con quale ani¬ mo, e in base a quali motivazioni, il cittadino di una repubblica democratica possa proclamare agli amici «Sono un condòmino!» con la stessa orgogliosa grinta con cui un tempo si affermava «Civis r oman us sum ! A che serve infine stilare un sacro Regolamento di Condominio se poi, rimangiandosi tutto l'amore e il ri*spetto per il sereno angolo che si erano scelti, molti condòmini incominciano il giro di valzer delle affittanze facendosi sostituire da gente d'ogni razza, lingua e colore, convogliando sul posto turbe di mocciosi, cani sciolti, motozappe private, stenditoi abusivi, gnomi di gesso, sedie e ombrelloni del kitsch rlminese, sovvertendo cosi un'armonia faticosamente creata? E che fare quando un nugolo di giardinieri mercenari, approfittando del tuo sonno, invade il parco residenziale alle prime luci dell'alba per annaffiare i prati dei vicini succhiando tutta l'acqua delle ' cisterne? se ti passeggiano sui tetti? se imparano a suonare il piffero senza valutare la direzione del vento? se ti mitragliano il muro con le pallonate? se strappano fiori destinati alla contemplazione di tutti o, in un raptus di, follia cittadina, qualcuno cementa le erbe che lambiscono 11 suo ingresso? se cercano di scardinare con le auto le robuste catene messe a difesa della salutare passeggiata pedonale? Condòmini e buoi dei paesi tuoi, suggerisce qualcuno parafrasando l'antico proverbio. Ma non basta. E poi sarebbe razzista. Quel che manca è piuttosto un serio manuale di educazione al gusto e all'arte condominiale. Si insegna bene o male nelle scuole ad attraversare con prudenza la strada? Si danno, in tv, nozioni sia pure approssimative Igui rapporti sessuali? Ebbene, si faccia qualcosa'per insegnare al cittadino quell'arte del condòmino che per mille e non tutti imperscrutabili motivi gli manca. Diversamente, i futuri e ormai dilaganti «proprietari» italici avranno ben poche speranze d'esser veramente padroni in casa loro; rischiando, dopo duemila anni, di tornare schiavi. Senza catene, il che è anche peggio. Guido Guerrasio

Persone citate: Seneca

Luoghi citati: Anzio, Calabria, Caltagirone, Terracina