Cani e gatti, insieme senza rancore in mostra al Louvre degli antiquari di Guido Guerrasio

Cani e gatti, insieme senza rancore in mostra al Louvre degli antiquari Dipinti, sculture, incisioni e porcellane di animali celebri Cani e gatti, insieme senza rancore in mostra al Louvre degli antiquari Si è appena inaugurata a Parigi una singolare mostra di cani e gatti, tutti insieme senza rancore e sotto gli àuspici della benemerita Lega Francese per i Diritti dell'Animale. La loro pacifica convivenza è resa possibile dal fatto che questi cani e questi gatti sono in realtà dipinti, scolpiti, incisi, immortalati nella porcellana o nel bronzo. Ma la gente vi accorre lo stesso, qualcuno anzi dimostra palesemente tutto il suo entusiasmo per una visita che non lo obbligherà, sotto la pressione dei figli o.dei nipoti, a sceglierne comunque un esemplare e a portarselo a casa affamato. Qui, al Louvre des Antiquaires, nulla è in vendita al di fuori della degustazione estetica, peraltro accessibile a tutte le borse. Famosi e oscuri artisti hanno da sempre consacrato il cane e il gatto: amico fedele dell'uomo il primo (perché ubbidisce) e compagno un po' meno fedele il secondò perché spesso capriccioso, indipendente, affezionato più alla casa e ai cuscini che alla voce del padrone. La storia di queste rappresentazioni, dagli affreschi e mosaici pompeiani alle tele di Toulouse-Lautrec e di Leonar Fini, è praticamente inesauribile quanto la loro catalogazione. Bisognava dunque, per ridurla a una sintesi efficace, setacciare al meglio il repertorio disponibile presso i musei e i collezionisti privati, cosa che Jacquie Deval e Véronique Govaec hanno fatto con la consueta abilità ed esperienza, offrendo ai visitatori di II cane e il gatto nell'arte bronzi del Seicento, sculture e pitture dei più celebrati animaliers del secolo scorso, da quel romantico Barye che probabilmente per disgusto delle furbastre lotte umane si mise freneticamente, a scolpire quelle più sincere e naturali delie bestie, al mite Steinlen che' nell'83 pubblicava U suo primo disegno' proprio su Le chat noir. Non mancano naturalmente i cani preferiti da Toulouse-Lautrec, da Didier de Penne, le scene di caccia di Oudry, i gatti del prestigioso ceramista Galle, quelli amati da Colette e da Suzanne Lalique, e le molteplici presenze feline nelle incisioni antiche. Per l'occasione si è scomodato anche il Louvre, che ha concesso al suo omonimo e dirimpettaio tempietto d'antiquariato i calchi di preziosi originali in suo possesso, fra cui il gatto egiziano divino e subdolo come Cleopatra e un levriero di scuola ellenistica. C'è da vedere, insomma, e di che bearsi. Ma a noi, che avevamo il giorno prima lasciato il Foro Romano stracolmo di gatti d'ogni età e colore, l'esposizione ha fatto anche riflettere, perché la sua durata (chiuderà infatti ai primi di settembre) coincide curiosamente con il periodo in cui troppi italiani, ansiosi di affrontare le vacanze, si liberano brutalmente di questi vantati «amici» scaricandoli quasi sempre sulla strada alla mercé delle auto è dei teppisti; per non parlare d'altro. Ho ancora negli occhi il penoso arrivo, qualche anno fa, del gatto Mita ai Mercati di Traiano. Vi venne accompagnato in macchina da una intera famiglia che aveva già i bagagli sul tetto, e i cui mocciosi, incerti tra l'affetto e il rimorso, scomparivano e riapparivano dall'arco di un palazzo per spiarne le rea¬ zioni; fino a quando, dopo averne respinto i tentativi di riguadagnare. la macchina attraverso un cancello, non lo abbandonarono precipitosamente. Quel gatto rossiccio è ancora 11. Inselvatichito, spor¬ co, rissoso anche, rifiuta il suo vecchio nome e non cerca nuovi padroni. E' entrato per sempre nella banda dei randagi, poveri ma liberi, cui ha regalato Indescrivibili f igli.che conservano di lui chi il muso pezzato chi la coda biancorossa. Per lui, pensavo avviandomi alla Porte de Clichy con l'intenzione di rivisitare il cimitero degli animali domestici, non ci sarebbe posto fra questi centomila cam e gatti (ma anche cavalli, leoni e gazzelle) cui l'affettò dell'uomo ha dedicato, forse con un po' d'esagerazione, monumenti e lapidi curiosi o. farneticanti. Né vedremo mai il gatto Mitù al Louvre, perché anche i gatti seguono purtroppo la sorte, la ricchezza e le vanità dei padroni. O, come da noi. la loro miseria mentale. Certo, i cani sembrano più fortunati. Quanti di loro son diventati celebri recitando come Lassie o Scruffy, che lavorò con Vivien Leigh e Rex Harrison? Solo con le protezioni "e con le benevolenze si arriva insomma al Louvre o al Cimetière des Chìens: dove del resto, detto fra noi. potrebbero trovar posto anche molti attori. Guido Guerrasio Pii U Parigi. Un gatto di porcellana, uno dei pezzi più ammirati

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