Ma la biscia non è uh boa
Ma la biscia non è uh boa Ma la biscia non è uh boa Allarme in via Baretti 3 - «C'è il serpente scappato il 24 luglio» - La polizia lo cattura e lo consegna allo zoo - Era un innocuo «biacco» Marroncina, testina dagli occhi maligni, corpo grosso come ùn pollice e lungo circa un metro, una biscia ha vìssuto l'altra notte un paio d'ore di insperata celebrità: l'hanno scambiata per il temibile «boa constrlctor» fuggito il 24 luglio da una mansarda di via Monte vecchio e trattata con tutte le paure e le rispettose precauzioni del caso. Il «biacco» spintosi (chissà come) dalle sponde del Valentino sino ad un portone di via Baretti 3, ha, però, pagato cara la sua vaga rassomiglianza con l'esotico e lontano cugino: botte e colpi di scopa, un paio di vertebre acciaccate, una fifa boia. Adesso è al giardino zoologico in attesa di rimettersi in forze. Poi, probabilmente, 16 cacceranno anche di lì: lo zoo è una prigione troppo aristocratica per una bonaria e comune biscia nostrana. L'episodio, da cui Esopo avebbe probabilmente tratto un apòlogo, è avvenuto alle 3 di notte, quando — tanto per restare alla zoologia — tutti i gatti sono bigi. Dna telefonata piena d'angoscia al 113 avverte che a due passi da via Sacchi, nel buio d'un androne, sta acciambellato il «famoso boa» ancora latitante. Arrivano gli agenti: il «serpente» c'è davvero tanto scuro da sembrare grosso e tanto quieto da parere infido. I poliziotti si guardano In faccia: un breve conciliabolo con la Centrale e si decide di avvisare la Protezione degli animali. Sono le 3, le guardie zoofile dormono il sonno del giusto e la sede è ovviamente deserta. . «Proviamo con i pompieri». Ma i vigili del fuoco sono tiitU impegnati. I poliziotti si guardano ancora senza allegria con l'aria di chi ormai è in ballo e sa che deve ballare. «Facciamo noi». Arrivano un paio di scope ed un secchio con coperchio: si inizia il «safari». Le ramazze stentano a pinzare il rettile che, dopo qualche occhiata in tralice tipo «smettete di rompere l'anima e lasciatemi dormire», adesso tiene fede al suo nome e tenta di sgusciar via come ima biscia. Dieci minuti di faticaccia da entrambe le parti: il contenitore viene chiuso; dentro, lo sbatacchiare dell'animale prigioniero. «12 boa è stato catturato» annunciano gli agenti alla Centrale mentre la volante raggiunge Parco Michelottl. Oli abitanti di via Baretti 3 tirano un sospiro di sollievo e, in piena notte, tra la gente in vestaglia sul pianerottoli si intrecciano dialoghi: «Afa è quello di via Montevecchio?», «Certo, ragioniere, quanti boa in libertà crede che ci siano a Torino?». E ancora: «Lei, l'ha visto: com'era?». «Grosso, signora, grosso davvero: un paio di metri ed una bocca che non le dico». Intanto il «boa» è depositato con tutte le cautele nelle mani di un custode dello zoo avvertito dal direttore, dott. Benedetti. E, a questo punto, la faccenda si sgonfia e diventa tutta da ridere. Ride il guardiano dicendo: «Ma questa è una biscia», ridono gli agenti, anche se un po' amaro. D'altronde è una delusione che sì può comprendere: fatte le debite proporzioni è come credere d'aver arrestato il capo dell'anonima sequestri ed accorgersi, poi, che si tratta solo d'un piccolo borseggiatore. La notizia di questa «cattura» fa il giro di tutte le volanti cittadine, le radio per qualche secondo «scaricano» battute scherzose. Poi, le segnalazioni vere: furti, incidenti, allarmi che scattano, controlli ad automobilisti. Si ritorna alla realtà consueta, quella che non fa sorridere. La notte è ancora lunga. E il boa vero? Non se ne sa più nulla. re. ri.
Persone citate: Benedetti, Parco Michelottl
Luoghi citati: Torino
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