Neppure dopo l'appello del cardinale gli operai polacchi tornano al lavoro di Bernardo Valli

Neppure dopo l'appello del cardinale gli operai polacchi tornano al lavoro Gli scioperi si avvicinano air Alta Slesia, roccaforte di Gierek Neppure dopo l'appello del cardinale gli operai polacchi tornano al lavoro Il discorso di WySzynski compare sulla prima pagina del quotidiano del partito comunista ed è trasmesso dalla televisione: è la prima volta che accade - Sui cancelli dei cantieri Lenin l'immagine della «Madonna degli scioperi» - Il regime sembra aver esaurito il suo arsenale di concessioni - I lavoratori continuano a chiedere l'istituzione di un sindacato autonomo DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE VARSAVIA — n volto aristocratico, scavato, del cardinale Wyszynski è comparso due volte in ventiquattr'ore sui teleschermi polacchi. Un fatto senza precedenti. Ieri mattina è stato ritrasmesso il discorso pronunciato martedì dal primate della Chièsa di Polonia, discorso in cui s'invitava «alla calma, all'equilibrio, alla ponderatezza e alla responsabilità» per evitare catastrofi nazionali. Non era mai accaduto che il potere ufficiale propagandasse tanto le parole del prelato che da decenni incarna il contropotere cattolico. Non era mai accaduto neppure che il quotidiano del partito comunista, Trybuna Ludu, pubblicasse in prima pagina un'omelia del cardinale. E' come se Chiesa e partito si fossero alleati per scongiurare la tragedia che incomberebbe sul Paese. Questo dà la misura dell'angoscia degli inascoltati dirigenti polacchi, pronti a ricorrere a tutte le voci, pur di spegnere lo sciopero nelle città baltiche. Ma l'intervento del cardinale Wyszynski, come quello del segretario Gierek, la settimana scorsa, non ha dato per ora il risultato sperato dal partito e dalla gerarchia ecclesiastica. La protesta operaia nelle ultime ore si sarebbe estesa e intensifi.. - cata fuori dalla zona costiera, ad esempio nella Bassa Slesia, a Wroclaw, noli molto lontano dall'Alta Slesia industrializzata, finora non- tocca, ta dagli scioperi. L'Alta Slesia è considerata una zona essenziale. Essa fa parte del «Far West» polacco, è una di quelle regioni in cui l'insediamento delle popola' zioni arrivate dall'Est — di; ventato sovietico alla fine la seconda guerra mondiale — è avvenuto in modo pionieristico. E' una regione iti cui Gierek gode ancora di un grande prestigio. L'Alta Slesia è insomma uno dei pilastri su cui si appoggia l'attuale direzione politica. Anche per questo la sua intoccata stabilità viene definita «vitale». Per arginare e riassorbire gli scioperi, il regime sembra avere esaurito il suo arsenale di concessioni, e ricorsi: ha cambiato governo, ha rinnovato parte della direzione del partito, si è impegnato a soddisfare le richieste economiche anche se la situazione economica è tutt'altro che: buona;' ha promesso libere elezioni sindacali, a scrutinio segreto e con un numero di candidati illimitato, si è detto pronto a riconoscere il diritto di sciopero e, infine, dopo, queste concessioni impénsa bili due settimane or sono, è ricorso alla Chiesa, aprendo, spalancando i teleschermi ai cardinale primate, offrendo' gli addirittura la prima pagina del quotidiano del partito. Tutto questo, almeno per ora, non ha smosso gli scioperanti, i quali chiedono un sindacato autonomo, che dovrebbe sorgere dai comitati creatisi a Danzica, Odynia e Stettino In un editoriale apparso su Trybuna Ludu con un titolo significativo, «La linea di divisione», ossia lo spartiacque tra il lecito e l'illecito, il possibile è l'impossibile, la direzio ne del partito ha ribadito ieri mattina, in sostanza, che il sindacato autonomo non è ao cettabile. Esso rappresenterebbe una forza in opposizione al partito, una forza che finirebbe col trasformare l'in¬ tero assetto politico del Paese. E questo non é consentito alla Polonia, che per la sua posizione geopolitica «non può oltrepassare certi limiti». Limiti scanditi dalla sua alleanza con l'Unione Sovietica, dalla appartenenza al Patto di Varsavia. Gli. operai del Baltico ripropongono in concrèto i principi della democrazia socialista posti, nell'Europa orientale, dodici anni fa, dalla «primavera di Praga». Memore di quel precedente tragico, il cardinale Wyszynski ha giustificato indirettamente il rifiuto del regime a concedere il sindacato autonomo chiesto dagli scioperanti, quando ha parlato della necessaria ^prudenza nel governare». Ma perché tanta tenacia da parte degli operai di Danzica nell'esigere quel che non può essere dato? Il motivo della loro intransigenza sarebbe la non credibilità di un regime che nel passato ha promesso e non sempre mantenuto; sarebbe altresì la vaghezza delle concessioni fatte finora. Si ha l'impressione, in verità, che il dramma polacco si svòlga su due scene: sulla prima.la speranza degli scioperanti, con la loro audace, coraggiosa riven- dicazione di diritti al tempo stesso elementari e «impossibili»; dall'altra un-regime impacciato, costretto a muoversi su un terreno di manovra assai angusto. In nome dei famosi «certi limiti» sono stati compiuti per decenni molti abusi, che ora fanno apparire agli operai del Baltico i richiami alla realtà lanciati dal partito e dalla Chiesa come espedienti logori. Inoltre, chi guida la lotta nei cantieri di Danzica appartiene a una generazione non condizionata dal passato e maturata sul piano ideologico molto più alla svelta di quanto il partito e la stessa Chiesa avessero previsto. Forse è per questo che il cardinale Wyszynski, come Gierek, non è stato per ora ascoltato. n regime di Varsavia è più elastico del precedente. Gierek è più abile, più pragmatico di Gomulka, travolto dagli scioperi del 1970. Ma il segretario polacco riesce a tenere le redini unicamente passando da una concessione all'altra, e chiedendosi via via se non siano stati oltrepassati i famosi limiti. Quel che colpisce è la dignità con cui il Paese sta vivendo il dramma. Niente violenze. Speranze e timori si alternano, si confondono. Si ha l'impressione che la simpatia per gli scioperanti, espressa sul Baltico con una solidarietà concreta, sia venata altrove da una certa angoscia. Bernardo Valli