L'ambigua «serra» di Pinter

L'ambigua «serra» di Pinter SULLE SCENE LONDINESI, DOPO 22 ANNI DI ATTESA L'ambigua «serra» di Pinter Tra farsa e tragedia, è l'allucinante storia d'una clinica psichiatrica dove non soltanto i pazienti, ma anche il direttore, le infermiere e i guardiani sono pazzi - 0 sono savi? LONDRA — Un ufficio in bianco e grigio. Due uomini in doppio petto grigio, fermi, rigidi. Silenzio: un Magritte. E' mattina. Anzi, è la mattina di Natale. *Gibbs?». -Sissignore: -Dimmi». -Sì, signore». -Come va il 6457?». -116457, signore?». -Sì». -E' morto, signore». Cosi inizia «The Hothouse» (La serra), nuova farsa orwelliana di Harold Pinter al Teatro Ambassadors di Londra. Nuova. Nuova veramente non è. La è perché la vediamo per la prima volta, ma, come dice il commediografo stesso: -Ho scritto The Hothouse nell'inverno del 1958. La misi in un cassetto per rivederla pili avanti e in nessun modo cercai di metterla in scena allora. Poi cominciai a scrivere The Caretaker. Nel 1979 rilessi Thè Hothouse e decisi che valeva la pena di essere rappresentata. Ho fatto alcuni tagli, ma nessun cambiamento». «The Hothouse» che Pinter scrisse dopo «The Birthday Party», si svolge in un ambiente impersonale, alienato. Sono spie? Dove siamo? «Non sono criminali». -Sono persone che hanno bisogno». - Una istituzione cosi fragile...». A poco a poco capiamo di essere in una non meglio definita clinica per malati mentali: l'istituzione è un microcosmo della società inglese e Pinter, nel suo stadio più aggressivo, 6. tagliente, la sua satira morde. In questo ufficio magrittiano (bellissima e intelligente la scena di Elizabeth Waller) Roote, il direttore della clinica, un ottuso ex colonnello tronfio, autoritario, viene informato dal suo vice che non solo 6457 è morto, ma che 6459 ha dato alla luce un bambino. -Io ho preservato l'ordine di questa istituzione e lei sceglie la mattina di Natale per dirmelol». Tanto la morte che la nascita non sono casuali:' questa clinica «di riposo» diretta anonimamente da un ministero, è una prigione dove i pazienti non hanno nome, non si vedono mai, non contano. Bisogna trovare subito il padre del bambino, che è tra i dirigenti della cllnica, e punirlo. E che si tolga immediatamente l'infante dalla madre. Tanto Roote che Gibbs, il servile vice-direttore, non hanno la coscienza chiara. Ambedue hanno visitato 11 letto di 6459 a più riprese. Cosi la paternità verrà affibbiata a Lamb, un guardiano. Non si avranno difficoltà a farlo confessare perché tanto Gibbs (l'ottimo James Orant) che Miss Cutts, la felina intraprendente infermiera (Angela Pleasence), lo sottoporranno ad elettroshock. La scena del «martirio» e dell'interrogatorio in una scatola buia dai microfoni rimbombanti agghiaccia il pubblico. Tutti disprezzano Roote, l'autoritario e stupido direttore magistralmente interpretato da Derek Newark, una caricatura del burocrate, del militare inglese. Anche Lush, un infermiere individualista che a volte riesce persino a dirgli cosa veramente pensa di lui: ma anche Lush è servile e, agli insulti ed abusi del suo superiore, risponde con il sorriso. Strani rumori ed echi preannunciano la catastrofe. «Sento nell'aria un disastro». La madre del ragazzo morto — ovviamente ucciso — cerca di avere notizie del figlio: le si dice che è stato trasferito in un'altra casa di cura. Nel pomeriggio — la neve è diventata melina — si beve nell'ufficio del direttore. O meglio, Roote beve e malvolentieri offre un bicchiere a Gibbs, a Lush. Un guardiano viene con il regalo dei dipen¬ denti: un orribile dolce natalizio. Altra creatura servile, Tubb, il guardiano, prega il direttore di fare un discorsetto natalizio: la voce del direttore sarà gradita ai dipendenti, ai pazienti. -La giornata è cominciata malissimo», si lamenta Roote. E riecheggiano gli strani rumori, minacciosi: rimbombano, ovattati, su per le scale. Miss Cutts s'infila nel letto del direttore, come d'abitudine. Tutti hanno 1 coltelli affilati, letteralmente. Che Gibbs sia pazzo? Che veramente voglia uccidere il direttore? n giorno dopo Gibbs è al ministero a vedere Lobb: l'incidente è stato sgradevole, i pazienti sono riusciti a scassare la serratura e hanno ucciso tutti, il direttore, gli infermieri. Miss Cutts. Gibbs, che era sveglio a lavorare, è stato l'unico a salvarsi ed ora prenderà lui l'agognata direzione della terribile casa di cura. Nel cubicolo, dove è stato interrogato, sotto una luce rossa, Lamb, il guardiano, è ancora 11 con gli occhi spalancati Difficile applaudire a una fine tanto angosciósa. Tanto il soggetto, simbolico e scarno, che la prosa pulita, portano lo stampo di Harold Pinter. Ed anche la regia, dello stesso Pinter, non potrebbe essere più densa di sfumature, di ambiguità, di voluti interrogativi che l'autore pone al suo pubblico: ma che clinica è mai questa? Sono stati Veramente i pazienti a uccidere? Anche i nomi dei personaggi, Lush, Tubb, Lobb, hanno il suono pinteriano, di anonimato. Regista della maggior parte dei propri testi, di pieces contemporanee (ma anche di James Joyce e Noel Coward), re gista televisivo, autore di dieci sceneggiature per il cinema, di ventun testi teatrali (tra i quali alcuni capolavori), Pinter è l'uomo di teatro al suo meglio, completo; fa pensare, preoccupa, stimola Nato a Londra" 50 anni fa, quest'uomo che si concede poco, è certamente il grande commediografo dei nostri giorni. Gaia Servadio

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