Il sistema bloccato di Aldo Rizzo

Il sistema bloccato TRENTACINQUE ANNI DI VITA ITALIANA Il sistema bloccato Per anni e anzi per decenni il giudizio sulle vicende politir che europee, e naturalmente anche su quelle italiane, è stato dominato da un mito. Il mito di Yalta. A Est e a Ovest di quella che si'chiamava la cortina di ferro (ora quell'espressione non si usa più, ma la sostanza che sottintendeva non è cambiata di molto) certe cose accadevano e certe altre non potevano accadere, a seconda che fossero consentite e magari imposte, oppure vietate da ciò che era stato deciso nella famosa conferenza in Crimea, nel 1945, dai tre vincitori della guerra mondiale: Stalin, Roosevelt e Churchill. Yalta ovvero la spartizione dell'Europa. Via libera al dominio sovietico a Est e a quello americano a Ovest. Eppure, nella realtà storica, Yalta non significò nulla di tutto questo. Fu anzi una promessa di autodeterminazione per «i popoli dell'Europa liberata»: una promessa, ecco il punto, che Stalin, non mantenne e anzi tradì platealmente negli anni successivi: e fu in quegli anni, con l'accettazione del fatto compiuto da parte degli occidentali, che avvenne realmente la «spartizione». (Ad alimentare la leggenda di un cinico patto russo-americano, con la complicità inglese, fu soprattutto De Gaulle, anche o in primo luogo perché la Francia, era stata esclusa dalla Conferenza). Cosi per anni e anzi per decenni abbiamo sentito e letto, restando nel caso italiano, che le formule di governo e i comportamenti dei maggiori partiti erano dettati, in ultima analisi, dalla legge di Yalta: che per questo, ad esempio, la democrazia cristiana dovette rompere la collaborazione con i comunisti, e gli stessi comunisti rinunciarono alla rivoluzione o anche solo a una drastica alternativa di governo, e ne derivò quell'anomalia italiana, di una' democrazia senza ricambio, che Giorgio Galli definì'a suo tempo «bipartitismo imperfetto». Certo, il quadro internazionale ha avuto la sua netta e ovvia influènza sui lineamenti del,caso italiano; ma, quando il quadro internazionale si precisò (e fu attorno al 1948, dopo il colpo sovietico a Praga) anche il caso italiano aveva già definito i suoi caratteri di. fondo. Dunque Yalta non può essere un alibi, l'anomalia italiana va studiata di per sé, nei suoi fattori interni, prima che nei suoi condizionamenti internazionali. Ed è ciò che fa ancora Giorgio Galli, con la consueta, alacrità, in collaborazione con Alessandra Nannei, in un sag-; gio ricco e denso, per molti aspetti rivelatore («Italia, Occidente mancato», Mondadori). Mi proverò a riassumere i punti salienti del libro, che ripercorre, nella chiave di lettura che ho detto, trentacinque anni di storia italiana. Allorché, nel 1948-'49, tra il blocco di Berlino, il colpo di Praga e la nascita della Nato, la guerra . fredda entra nella sua fase più cupa, i tre maggiori partiti italiani hanno già definito i loro atteggiamenti essenziali, hanno già rivelato le loro strategie e le loro debolezze. La de ha fatto la sua scelta liberista e libero-scambista che, non meno; delle pressioni 'americane, ha1 portato alla rottura biella collaborazione governativa col pei. A loro volta, i comunisti hanno fatto, sin dal ritorno di Togliatti in Italia, quella conversione tattico-strategica al dialogo con le forze moderate, e persino con la monarchia, che può intendersi come una premessa del compromesso storico di Berlinguer. Infine il partito socialista si è già scisso a Palazzo Barberini, secondo una linea divisoria che risente della spaccatura internazionale, ma che soprattutto trae origine dalle antiche fratture del socialismo italiano, anche prefascista, tra riformisti e massimalisti, tra contestatori e succubi di quel drammatico «fratello separato» che è il pei. Scindendosi, il psi ha rinunciato di fatto alla speranza di conservare un ruolo decisivo a sinistra e ha aperto la strada all'egemonia dei comunisti. Come dire che ci sono già tutti gli elementi dello stallo italiano. Una de che ha accet; tato nella sostanza di diventare quel partito conservatore di massa, che la tradizione liberale e laica italiana non ha saputo creare per suo conto, e che poi cercherà una riqualificazione di sinistra con gli interventi dello Stato nell'economia, ma solo per crearsi una ulteriore e ambigua base di potere, fonte di molte corruzioni. Un pei, che per la sua natura, ancor più complessa e contorta, non è accettato come compagno di governo, ma neppure vuole o osa candidarsi come alternativa, secondo il solo modello storico plausibile della democrazia. E infine un psi oscillante e diviso, mentre ai partiti laici, privi di più affidabili punti di riferimento, non resta che disperarsi nel tentativo di condizionaménto dello strapotere de. Questo schema comprende il «miracolo economico» (1955 1965), ma anche la sua crisi, per un'insufficiente politica di sostegno dello sviluppo e la carenza delle infrastrutture sociali. Comprende il tentativo riformatore del centro-sinistra, ma anche il suo fallimento, per meccanismi frenanti della de per la fragilità della programmazione economica, in una situazione generale già deteriorata. Comprende il Sessantotto come cumulo di reazioni libertarie e di spinte «pansindacali». che sono un po' la resa dei conti (apparente) di una società che ha stimolato nuove esigenze e nuove attese, senza avere la forza di soddisfarle. Comprende l'episodio del referendum sul divorzio, con la rivelazione di una maggioranza «progressista», che tuttavia non trova espressione politica e parlamentare. Comprende, ancora, nell'aggravarsi del quadrò nazionale, il rinnovato dialogo dc-pci, che però abortisce per l'impossibilità, per la de, di fare dei comunisti una forza di mera stabilizzazione, e per il pei di essere e agire come una forza di trasformazione. E infine comprende quello che a Galli sembra lo sbocco finale. nelle condizioni date, cioè un sistema bloccato, che la de tende sempre più a gestire come un regime di capitalismo assistenziale e di democrazia protetta: e intanto l'Italia diventa sempre più «Occidente mancato». Per sua colpa, per sue ragioni, solo debolmente imputabili all'esterno. Lo spazio consente sólo'alcune brevi considerazioni. La chiave di lettura è ineccepibile: senza sottovalutare le influenze esterne, le radici delle disfunzioni (e delle tragedie) italiane deve essere cercata, essenzialmente, nel nostro sistema interno. Si tratta di un sistema, fra l'altro, che non solo non conosce oggi, o da trent'anni a questa parte, ma non ha mai conosciuto, o quasi, forme di ricambio democratico. Un sistema bloccato da sempre non può non generare, alla lunga, le sue corruzioni e i suoi mostri Le varie Yalta, illusorie o reali, possono al massimo agire, proprio in quanto trovano, da noi, un terreno storicamente predisposto. La de ha le sue responsabilità, anche gravi; ma non va demonizzata. E' pur sempre il partito che governa l'Italia da oltre un trentennio, senza avere mai attentato seriamente all'integrità del quadro democratico. Per certi versi è poco, per certi altri è moltissimo. Certo non è sua la responsabilità di non essere mai stata sostituita, dall'autonomo giudizio del corpo elettorale, con un altro raggruppamento di forze sociopolitiche, che potesse essere considerato più «occidentale», cioè più democratico e più efficiente, nello stesso tempo. Aldo Rizzo