«Portiamo via le Industrie da Venezia» di Alberto Sinigaglia
«Portiamo via le Industrie da Venezia» Il ministro Compagna ha un piano per salvare la città lagunare «Portiamo via le Industrie da Venezia» Dovrebbero essere trasferite a sud, nel Polesine - «Non c'è più tempo per discutere» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE ROMA — Francesco Compagna, repubblicano, ministro dei Lavori Pubblici, apre nuovamente il caso di Venezia in pericolo: erosa dall'inquinamento lagunare e atmosferico, inondata da frequenti acque alte,, ferita da buoni propositi, pietose promesse, parole al vento, estenuanti oblìi, la citta continua a vedere sgretolarsi i suoi tesori d'arte, la sua stessa struttura urbanistica unica al mondo. «.Prima che sia troppo tardi, non parliamo più di compatibilità, ma di priorità — dice il ministro —. Ao/i c'è tempo per discutere se iniziative a favore del centro storico siano conciliabili con lo sviluppo industriale e portuale: d'ora in poi, bisogna chiedersi.solo che cosa sta più urgente, e farlo. Il ministero è a disposizione della Regione e del Comune». Il problema dell'acqua alta, innanzi tutto. Una commissione di cinque ingegneri idraulici sta esaminando i sei progetti acquistati dal precedente ministro, Nicolazzi. Deve scegliere i migliori sistemi proposti da ciascuno e farne un unico piano. «Chiedo la soluzione tecnica per restringere, con opere fisse, le bocche di porto tra la laguna e l'Adriatico». Non si alterano le correnti lagunari? Non si compromette il ricambio delle acque, provocando altri guai sotto Va-. spetto igienico? «Contro questo rischio, ci dovrebbero garantire la gradualità, la flessibilità, soprattutto la reversibilità delle soluzioni che attendo, rispettando la legge del 6 aprile 1973, il cui articolo 2parla di unità fisica e ecologica della laguna». Forse si riduce la navigabilità. «Aon sottovalutiamo questa evenienza. Tanto meglio se non accadrà. Ma la tiostra scelta politica è: primo, salvare il centro storico. Il rischio peggiore, comunque, è rinviare il restringimento». Ma basterà? • Certamente non basterà. Mentre si predispongono le opere fisse, a staffetta si devono fornire le soluzioni tecniche per le chiusure mobili, che dovrebbero entrare in funzione in caso di mareggiate o maree eccezionali». I tempi dell'operazione? «Ho sollecitato i cinque studiosi a decidere presto. Intanto, senza pregiudizio per ciò che suggeriranno a'salvaguardia di Venezia e della sua laguna, li ho pregati di dire quali interventi di manutenzione, o di emergenza, si potrebbero predisporre per le difese a mare che già esistono». E se i tecnici rinviassero eccessivamente la risposta? • •Allora potrei sempre avvalermi delle competenze tecniche del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici». Divenuta molto meno preoccupante la subsidenza, con la chiusura dei pozzi artesiani, il ministero sta pensando al restauro dei vecchi quartieri con «un raccordo tra la legge 457 sul recupero del patrimonio edilizio e urbanistico e le leggi speciali sui centri storici», e con l'istituzione di case-pareheggio per le famiglie costrette a lasciare temporaneamente la loro abitazione. Tuttavia l'inquinamento resta la micidiale costante malattia, che deturpa Venezia e uccide nelle sue acque ogni forma di vita: «Il bacino di Lido è il più colpito». Francesco Compagna ha un disegno ambizioso: « Vorrei vincere a Venezia la battaglia che ho perduto nella mia fitapoli. Proposi, inascoltato, di trasferire gli impianti siderurgici, ampliati e ammodernati, da Alberto Sinigaglia (Continua a pagina 2 In ottava colonna)
Persone citate: Compagna, Francesco Compagna, Nicolazzi
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