Quei venti funzionari di Franco Lucentini

Quei venti funzionari Quei venti funzionari D'animo ingeneroso, meschino, è colui che gioisce per le attuali difficoltà della Polonia; sia considerato un beccamorto, un necrofilo, da tutti gli uomini di buona volontà. Così tuona sul quotidiano del pei uno dei duecento, o forse venti, funzionari addestrati ad «andare in gol» intercambiabilmente, come nella nazionale olandese dei tempi d'oro. Sdegno Ipocrita, sembrerebbe; faccia tosta d'esopica nitidezza. A simili ribaltamenti, la propaganda comunista ricorre del resto fin dagli Anni Trenta, quando viaggiatori e osservatori meschini e ingenerosi tornavano dall'Urss con racconti di carestie; fallimenti, processi e fucilazioni di massa. E ingenuamente comica sembrerebbe la pretesa da parte di un partito come il comunista, che i suoi avversari si comportino con lui al modo dei bianchi e impeccabili giocatori di cricket, sempre pronti a denunciare per primi le proprie scorrettezze, a inchinarsi al bel còlgo del riva¬ le, a consolarlo e rincuorarlo quando sbaglia. Ma come! Proprio loro, che non stanno più nella pelle quando possono dar notizia di uno sciopero dei postini a Zurigo, di. un calo nella produzione del salmone affumicato in Svezia, di una grave crisi dei nights della Germania Ovest? Proprio loro che intarlano giulivi il miserere a ogn minima difficoltà dell'OcoiSente? Beccamorti e necrofili, sembrerebbe di poter ribattere, sarete voi, che da sempre state lì con le pale pronte e là bara in bella vista. Altre rispóste sono possibili, sul ripugnante piano della retorica umanitaria. Tirar fuori per esempio, come essi fanno quando la «battuta» è loro, le moltitudini di donne, vecchi, bambini polacchi (o cambogiani, o ceki, o cubani) che non si vede perché dovrebbero commuovere meno delle analoghe moltitudini cilene, vietnamite, argentine, ecc. Ma questi fendenti polemici passano a lato della questione, il cui nodo è un altro, sotterraneo e intatto come un sinistro grumo minerale. La superiorità morale che i comunisti, ovunque, si attribwscono, non è purtroppo una astuzia, una mossa tattica, un' espediente per rassicurare la «base» e rintuzzare alla meglio gli avversari. Essi ci credono davvero, ne sono intimamente persuasi. Vedono se stessi come scienziati (infallibili, agli inizi; oggi un po' meno) impegnati in un grandioso, nobile esperimento di felicità generale, di rigenerazione universale. Chiunque abbia mete più corte, speranze più immediate, è un infame che dovrebbe avere almeno il pudore di star zitto quando l'esperimento sfugge qua e là di mano, provocando disastri, lutti, rovine. Che si tratti dei cekisti o dei khmer rossi, delle guardie maoiste o dei volontari cubani, noi non dovremmo mai dimenticare Carlo Frutterò Franco Lucentini (Continua a pagina 2 In nona colonna)

Persone citate: Carlo Frutterò

Luoghi citati: Germania Ovest, Polonia, Svezia, Urss, Zurigo