Tante canzonette (e un po' di narcisismo)

Tante canzonette (e un po' di narcisismo) Tante canzonette (e un po' di narcisismo) Sono g|i ingredienti che condiscono le dediche riversate a centinaia dalle radio private - «Una trasmissione per chi non ha Idee», dicono i responsabili di alcune emittenti - Lo psichiatra; «La gente ha voglia di comunicare» •Ciao, sono Renza». «Ciao Renza, da dove telefoni?». « Da casa: Voglio dedicare un disco ». •Benissimo. A chi fai la dedica?». «Beco, la dedica la faccio a Marco, Antonio, alla mia amica Giuliana e a suo fratello Giorgio». •Okay. Allora via con questa magnifica canzone dei "Pooh". E' dedicata a Marco, Antonio, Giuliana e al fratello Giorgio. Da parte di Renza. Ciao Renza», «ciao». Le ultime battute del dialogo sfumano nelle note del complesso pop: un minuto e mézzo di'musica, lenta dissolvenza torna la voce entusiasta dello «speaker»: •/{ telefono squilla di nuovo. Vediamo un po' chi' chiama adesso: pronto?». «Ciao, sono Franco». Altro dialogo, identico al primo; mutano soltanto 1 nomi di coloro al quali è dedicata la canzone. Ancora musica e ancora dialogo. Sempre le stesse cose. Cosi, per ore. Con l'avvento delle radio private l'etere ogni giorno, da mattina a notte fonda è Stato invaso dalla gentilezza e dal buon sentimento. Quotidianamente, centinaia migliaia di torinesi ricorrono alle emittenti private per scambiarsi auguri, per festeggiare compleanni, onomastici, nascite, anniversari di matrimonio, di fidanzamento, inizi di'flirt, pensionamenti di famigliari, amici, conoscenti di conoscenti, dipendenti, colleghi di lavoro, compagni di scuola, di bar, di discoteca. L'augurio e il semplice saluto si esplicano sempre e solo nella dedica di una canzóne. Nell'area metropolitana trasmettono oltre 70 stazioni «Ubere», quasi tutte dispensano dediche a ritmo forsennato; sintonizzarsi su di esse significa fare indigestione di musica scandita dalla solita richiesta: «7o voglio fare una dedica» e dalla solita coda di nomi. Come mai i programmi delle dediche via etere incontrano tanto successo? Per la maggior parte dei responsabili delle emittenti private la «dedicomania» è frutto di narcisismo. «La gente — dicono —ama sentire la propria voce per radio». Parecchie stazioni vivono unicamente sulle dediche. Il direttore di «Radio Grugliasco» afferma: «Se facciamo da mattina a sera, la dedica è tutto per noi. Durante il quotidiano programma di musica napoletana che dura 3 ore lo "speaker" riceve in media 100 telefonate. Secondo,me alla base del fenomeno della dedica c'è anche il senso dell'amicizia, non soltanto il narcisismo. Non è un caso che moltissimi ascoltatori.ci richiedano le dediche per posta: ci arrivano valanghe di lèttere». Non Bono pochi 1 programmisti che giudicano negativamente 11 successo delle dediche: •< Una cosa assurda, sciocca, bisogna avere una pazienza da santi per accontentare tutti i nostri fans»; quasi nessuno però intende abolire questo genere di trasmissioni che hanno ili re con il prossimo. «Per i giovani la radio privato costituisce il mezzo più congeniale per comunicare, molto più efficace « comodo della tradizionale lettera o del biglietto di auguri — osserva Zanalda —. Mentre lettera e biglietto richiedono tempi lunghi e prospettano non poche difficoltà (si pensi ad esempio qual fonte d'imbarazzi e ostacoli personali è per molti la scrittura) la radio semplifica tutto. La dedica di un disco ad una ragazza è diventato il sostitutivo della lettera. La radio rappresenta cosi il sistema più rapido per comunicare». 1 Più rapido e soprattutto meno impegnativo e meno carico di responsabilità. Nota lo psichiatra. «La necessità di comunicare si associa sempre 0 quasi all'anonimato; è raro che chi domanda una dedica dica pure il cognome». Il prof. Zanalda ha trascorso una mattinata ad ascoltarsi torrenti di dediche. «Poche volte ho sentito un cognome, regolarmente era legato ad una dedica'per persone già di una certa età, per ricorrenze tipo nozze d'oro, d'argento o pensionamenti Per persone Quindi fuori dal giro dei giovani». «Logico — continua Zanalda — che dietro alle dediche ci sia un forte bisogno di autorivalutazlonc, di autogratificazione: non è un caso che quest'esigenza, in un mondo in cui educazione e lavoro tendono sempre più alla spersonalizzazione dell'individuo, si esplichi in una maniera còsi anonima». o. giac pregio di costare poco (lo «speaker» lavora per 1600-2000 lire l'ora) e di procacciare tanta pubblicità. ■ Tra le rare eccezioni, «Radio Centro 95»'che dal '78 ha rinnegato le dediche e «Radio Monte Bianco» che le ha ridotte al minimo. «La dedica appartiene all'archeologia dell'emittenza privata — assicurano i responsabili —. £' servita per far conoscere le nostre stazioni ma ora è superata, il nostro pubblico non la gradisce neppure più molto. La dedica è il rifugio di quelle radio che non possono offrire veri programmi Non dimentichiamo che la dedica è "spinta" da parecchi colleghi soltanto per una ragione: si trasmette un sacco di tempo in economia». Secondo chi manda avanti «Radio Centro 95» la dedica non sarebbe poi un programma di grande presa. «In fin dei conti interessa un pubblico assai limitato: ci siamo accorti che a telefonarci erano sempre gli stessi ascoltatori. Una. quarantina' di persone che per narcisismo, megalomania (qualcuno amava prenotare chilometri di dediche ogni volta che aveva a cena degli ospiti), per passare il tempo, per dialogare tra di loro ci chiamava in continuazione». Concetti più articolati e tutto sommato più positivi di quelli espressi dagli «addetti ai lavori» espone invece lo psichiatra Per il prof. Anselmo Zanalda dietro U fenomeno delle dediche non si nasconde tanto un'esigenza narcisistica bensì un profondo bisogno di comunica¬

Persone citate: Anselmo Zanalda, Renza, Zanalda

Luoghi citati: Grugliasco