Intero paese si vuole mobilitare per strappare un uomo al carcere

Intero paese si vuole mobilitare per strappare un uomo al carcere Terrorizzato, uccise con la doppietta il genero Intero paese si vuole mobilitare per strappare un uomo al carcere A Fara Sabina, in provìncia di Rieti - E' un muratore cinquantenne che ha già scontato un anno - Adesso è tornato in prigione e, se non sarà graziato, ci resterà altri quattro anni - La petizione al Capo dello Stato sarà firmata in chiesa DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE RIETI — «Certo, rispetto a sei anni fa manca la componente emozionale. Non so quanta gente adesso sia disposta a firmare per la domanda di grazia che potrebbe restituire Umberto alla sua famiglia». Nella canonica della parrocchia di Fara, don Marco fa il punto su una vicenda che sta scuotendo nuovamente il paese. Umberto Cocciolo-. ni è un muratore cinquantenne che ha già scontato uh anno di reclusione per aver ucciso il genero. Martedì mattina tre agenti in borghese sono venuti fin quassù a prenderlo, per portarlo a Rebibbia. «Se il Cupo dello Stato non gli concederà la grasia, Coccioloni dovrà trascorrere quattro anni in carcere —dice il parroco —. La sentenza della Cassasione è ormai passata in giudicato». Il 10 novembre di sei anni fa, il muratore uccise con la sua doppietta il genero, Giovanni Brangioni, 20 anni. Fu il tragico epilogo di una lunga storia di minacce e violenze attuate dal giovane nei confronti dei suoceri, dei genitori e soprattutto della moglie, Dorotea, che gli aveva dato da pochi mesi un figlio. « Umber- • to — racconta il parroco — hà ammassato in un momento di terrore. Era impaurito: il genero, dopo una lunga serie- di angherie, li aveva minacciati di morte. Quel giorno Brangionk allora sotto le armi, era in licensa. Fece una scenata alla moglie che gli aveva negato ventimila lire, poi, verso sera, tornò a casa gridando, deciso a farsi giustisia». Domenica, durante là messa; don Marco parlerà di Goccioloni, tasterà il polso ai fedeli, per vedere se sono disposti a fare qualcosa: «Quest'uomo soffre, ha sofferto , molto e continua a soffrire. Come sacerdote — aggiunge — detesto tutto ciò che è violenza con tutte le mie forse. Ma bisogna cercare di perdonare anche chi si è macchiato di una colpa così grave e poi, _,cp,wfe Umberto, -si pertte. Il 'perdono non è mai un atto di ribellione alla giustisia. Questa deve seguire il suo corso naturale, anche se in un caso del genere l'espiasione della pena èrormai discutibile». « Mio padre è un uomo timi-; do che ha già fatto quindici mesi di prigione —dice la figlia Dorotea —. Non voleva\ ■ uccidere Giovanni. Quella se-> ra era terrorìssato, come tutti noi. E quando mio marito fece il passo, ancora una volta,' pensò di difenderci sparandogli contro». L'arresto del padre l'ha sconvolta. Accarezza il figlio Davide e sussurra: «E" come'se gli avessero tolto il papà per la seconda volta, e questa è una vera disgrazia». E" possibile che dopo tanto tempo il paese si mobiliti un'altra volta? Allora a Fara, che ha poco più di duemila' abitanti furono raccolte quasi . mille firme. E poi c'è un fatto Che rischia di annullare quest'iniziativa. I genitori e la sorella dell'ucciso, non hanno «per- ' donato». Al processo non si sono presentati come-parte civile, ma il perdono non lo hanno mai concesso. «E se insistono in questo atteggiamento —chiede don Marco —, come fa il Capo dello Stato a graziare Umberto?». Vittòria Coccioloni è pronta a bàttersi sino in fondo per ottenere la scarcerazione del marito. «Gli vogliono bene tutti —assicura —: è sempre stato un gran lavoratore, buono, onesto, ricco'\ d'umanità. Di gente disposta ad aiutarci ce n'è tanta. Da martedì ho ricevuto moltissime telefonate-di amici, conoscenti, sconosciuti disposti a venirci incontro». Due avvocati, De Martino e Carotti, si stanno battendo, a Roma e a Rieti, per la domanda di grazia. Il parroco è pronto ad aprire la raccolta di firme. «Sia ben chiaro — informa —: chi .vorrà sottoscrivere l'istanza dovrà venire in canonica a firmare. Non mi sembra giusto fare il giro delle case per accertare se esiste questo desiderio. E poi molti paesani, vedendomi potrebbero sentirsi psicologicamente costretti ad aderire all'iniziativa. Meglio affidarsi alla spontaneità, sperando che nel frattempo i familiari di Brangioni perdonino. Umberto — conclude don Marco — ha ucciso in un momento di disperasione. Giuseppe Fedi H provvedimento, che porta la firma del sostituto procuratore della Repubblica di Mi-, lano Giorgio Della Lucia, ed è' l'ultimo atto dell'istruttoria sommaria relativa all'inchiesta prima del processo che si celebrerà il 20 ottobre prossimo, si estende anche ad altre dodici persone, tutte in quel periodo detenute. Del gruppo fanno parte presunti terroristi legati ad Alunni, presunti napplsti e delinquenti comuni appartenenti alla «gang» di Renato Vallanzasca. Sono: i terroristi' Antonio Marocco, Daniela ,| Bonato e Paolo Klun. i nappisti Emanuele Attimonelli ed Alfeo Zanetti ed i banditi Antonio Colia, Antonio Rossi, Daniele Lattanzio, Osvaldo Monopoli ed Enrico Merlo. Infine Roberto Sganzerla e Vittorio Barindelli. -,

Luoghi citati: Rieti, Roma