Timori di disoccupazione a Massa con l'incubo di una nuova Seveso

Timori di disoccupazione a Massa con l'incubo di una nuova Seveso Dopo la nube velenosa sprigionata dallo stabilimento Montedisonl Intera famiglia distrutta in un terribile incidente sulla statale Timori di disoccupazione a Massa con l'incubo di una nuova Seveso L'azienda ha deciso la cassa integrazione per 90 dipendenti e 150 operai di imprese esterne - In corteo mille abitanti di una frazione per chiedere la chiusura definitiva della fabbrica - Il sindaco dice: «Il governo deve intervenire subito» MASSA — Dentro la Montedison di Massa, e anche fuori, non tutto funzionava bene e la nube di gas velenoso — sprigionatasi nella notte tra sabato e domenica in seguito a un incendio —, ha scoperto le magagne. Ora si cerca di correre ai ripari, con ritardo e tra accuse, polemiche e smentite, con mille difficoltà è problemi da risolvere perché si tratta di correggere scelte sbagliate nel tempo e cambiare situazioni ormai radicate. L'incidente del 17 agosto è solo l'ultimo, il più grave, di una serie che dura da tempo e che aveva allarmato gli abitanti delle frazioni più vicine allo stabilimento. Nella zona si sono già registrati casi di intossicazione, la gente ricorda che nell'inverno scorso fu chiusa una scuola perché settanta bambini presentavano disturbi alle vie respiratorie, raccontano di animali domestici morti, lamentano che le colture hanno sofferto per i fumi della fabbrica. Ora questi cittadini si sono costituiti parte civile e hanno chiesto alla magistratura di accertare eventuali w responsabilità penali. • 'Non è tutto. La Montedison avrebbe dovuto sospendere la produzione di fertilizzanti il 31 luglio scorso in base ad un accordo con il Comune secondo il quale toccava al sindaco, alla scadenza di ogni sei pesi, permettere oppure no, dopo gli accertamenti tecnici agli impianti, di riprendere la lavorazione. L'ultimo semestre era scaduto appunto il 31 luglio e il Comune non aveva ancora autorizzato la ripresa dell'attività. Ma allora la Montedison, in questo periodo, produceva fertilizzanti o no? Toccherà alla magistratura stabilirlo. - Il direttore dello stabilimento di Massa, dott. Gianrico Bossi, precisa: «La nòstra azienda — dice — ha sempre marciato seguendo scrupolosamente le disposizioni di legge in materia di sicurezza. Circa le cause dell'incendia non siamo ancora in grado di precisarle in attesa che si concluda l'inchiesta dei nostri tecnici, quindi non facciamo né escludiamo alcuna ipotesi. Per ora abbiamo ubbidito all'ordinanza del sindaco . di chiusura dello stabilimento e non sappiamo dire quando riprenderà il lavoro». E' di ieri la notizia che la Montedison ha deciso la Cassa integrazione per novanta dipendenti diretti e per centocinquanta operai di imprese esterne. Il consiglio di fabbrica e i sindacati hanno reagito chiedendo di discutere il problema. Il sindaco di Massa, Barbaresi, passa da una riunione al l'altra. Ieri mattina ha avuto un lungo colloquio còl prefetto e le autorità sanitarie; nel pomeriggio si è incontrato in Comune con il presidente della Regione Toscana Leone e con l'assessore regionale al l'Ambiente, Menechetti. Era presente anche un esperto inviato dal ministero della Sanità. Tema della discussione l'avvenire della Montedison. «In attesa dei risultati del ' l'indagine sulle cause dell'in cendio — dice il sindaco — la fabbrica resterà ferma. Certo non possiamo far correre il rischio a tanta gente, quasi mille persóne tra dipendenti diretti e di attività indotte, di rimanére senza lavoro. Ma i pericoli della Montedison devono cessare e anche il governo deve intervenire; per questo abbiamo chiesto un incontro a Roma con i ministri della Sanità, dell'Industria e delle Partecipazioni Statali». E' vero, chiediamo, che il piano di sfollamento della zona interessata dalla Montedison in caso di gravi pericoli era tenuto segreto alla popolazione? «Non era segreto, ma riservato — risponde —. E questo per non creare allarme». Non sembra quindi del tutto ingiustificato il disorientamento della popolazione. Come sarebbe stato possibile un ordinato sfollamento secondo un piano che quasi nessuno conosceva? «Tutto quello che è accaduto era inevitabile — dice il presidente della sezione apuo-lunense di Italia Nostra, dottor Luigi Biso —. Ci eravamo opposti alla Montedison fin dal 1973 quando passò alla produzione di fertilizzanti. Consideravamo illogica una fabbrica di veleni (lavoravano persino il micidiale fosgene) in una zona turistica dove sorgono colonie per bambini e campeggi. Ma i pattiti l'hanno voluta per creare nuòvi posti di lavoro. Ora tornare indietro è impossibile. Sì dovrebbe però cambiare gradualmente tipo di lavorazione. Purtroppo sappiamo che la Montedison ha propositi di ingrandirsi ancora. Adesso la direzione dice che le stazioni di rilevamento non hanno nemmeno segnalato il pericolo di quella terribile nube di gas: allora vuol dire die questi strumenti non servono a niente». Ora che la paura immediata è scomparsa, la popolazione di Massa ragiona sul grave pericolo che ha corso e reagisce. Lo spettro di una nuova Seveso si è aggirato sulla città per una intera notte e sarebbe bastato un temporale sulla nube velenosa per provocare una tragedia. La maggioranza dei cittadini è favorevole* allo smantellamento della Montedison, specie gli operatòri del turismo insistono in questo senso appoggiati dai gruppi ecologici; ma c'è il problema dell'occupazione che turba tutti e per ora rallenta ogni iniziativa. Ecco le logiche conseguenze di scelte sbagliate iniziate già negli Anni Trenta quando il fascismo volle trasformare una città di mare in un centro industriale. Ieri pomeriggio i quasi mille abitanti della frazione Atleta, la più vicina allo stabilimento, sono scesi in corteo nel centro di Massa chiedendo la chiusura della Montedison. Il sindaco non ha potuto che promettere vigilanza. Bruno Marchialo , Siena. I rollami dell'auto e della roulotte (Tel. Ansa)

Persone citate: Barbaresi, Bruno Marchialo, Gianrico Bossi, Luigi Biso, Toscana Leone

Luoghi citati: Italia, Massa, Roma, Seveso, Siena