Reazioni in Italia di Marco Tosatti

Reazioni in Italia Reazioni in Italia (Segue dalla l'pagina) saglio di alcun tipo di azione repressiva. Lo sviluppo della situazione polacca è seguito con speranza mista ad apprensione. Rispetto alle precedenti, tragiche esperienze, c'è, secondo Pietro Larizza (Uil), una differenza importante: «Le risposte del governo non sono quelle classiclie degli anni passati, cioè lajniinaccia di un intervento repressivo, ma paiono improntate alla comprensione per le ragioni die spingono i lavoratori a scioperare. E' un dato di per sé positivo. Bisogna spingere affindié tutte le soluzioni siano trovate all'interno del Paese, nel dialogo fra le due parti». Il fatto che né governo^ né partito, per ora, abbiano imboccato la strada della minaccia di un intervento, non lo esclude, secondo Larizza: «Ma ci fa sperare inspiragli per nuovi spazi di libertà, specie per il sindacato». Aldo Giunti (segretario confederale Cgil), rileva due elementi positivi: l'autoorganizzazione dei lavoratori, con la creazione del comitato comune, di un servizio d'ordine, e cosi via; e il senso di responsabilità finora messo in mostra da entrambe le parti. «Non ci sono per ora le misure repressive considerate ordinarie nel passato. C'è la speranza che tutto questo possa portare a un processo dì democratizzazione nel Paese». Gli avvenimenti polacchi hanno colto gli ambienti politici italiani nella pausa delle brevi vacanze di agosto, alla vigilia della ripresa dell'attività parlamentare. Dopo l'intervento del «ministro degli esteri» del pei, Pajetta, ciò che sta accadendo a Danzica è argomento di un articolo dell'Unità, scritto da Reichlin, «Quando grandi masse di lavoratori danno vita a scioperi tanto prolungati... questo vuol dire die la crisi è grave e che nodi politici di fondo sono ventiti al pettine». ' Reichlin rileva il contrasto fra uno sviluppo sociale ed economico «grandioso», e l'organizzazione politica «irrigidita dentro uno sdiema piramidale e totalizzante ormai asfittico. E non è la prima volta die questo contrasto esplode: in Polonia ma anche altrove. E cèrte tragedie sanguinano ancora». L'esponente comunista nega che «abbiano ragione i becchini del socialismo, die si sbracciano felici di fronte ai fatti di Polonia». Ciò che sta accadendo in quel Paese significa che «occorre uno sviluppo nuovo della democrazia e della partecipazione, per cui non bastano nemmeno le aperture di un gruppo, dirigente illuminato». «I fatti di Polonia — conclude Reichlin — non lasceranno le cose comeprima, all'Est ma dnclie all'Ovest. E' inùtile dire quali gravissime complicazioni internazionali si creerebbero se lo sbocco dovesse essere tragico. Nessuna forza responsabile può puntare a questo». ' Nei prossimi giorni, a Bruxelles, si riunirà la speciale commissione dell'internazionale de per l'Europa centrale e orientale. L'ha convocata il suo presidente Angelo Bernassola, secondo cui «vanno evitati sbocchi die diano pretesto all'intervento sovietico». Bernassola non esclude che in tutta la vicenda si possa leggere «una sottile manovra di. Mosca per screditare e quindi cambiare gli attuali moderati dirigenti comunisti di Varsavia». Il parlamentare democristiano invita i comunisti italiani a scoraggiare «interventi fraterni» da parte dei sovietici; Vittorino Colombo in un articolo sul Popolo chiede invece un dibattito fra le forze politiche italiane sul-tema del rapporto fra sindacati e partiti «7«esso in discussione recentemente dal \pci ' ih oi Marco Tosatti

Persone citate: Aldo Giunti, Larizza, Pajetta, Pietro Larizza, Reichlin, Vittorino Colombo

Luoghi citati: Bruxelles, Danzica, Italia, Mosca, Polonia, Varsavia