Fassbinder: quindici ore di cinema nella Germania prima di Hitler di Tito Sansa

Fassbinder: quindici ore di cinema nella Germania prima di Hitler D regista spiega «Berlin Alexanderplatz» che va a Venezia Fassbinder: quindici ore di cinema nella Germania prima di Hitler BONN — Rainer Werner Fassbinder non ha tempo per nessuno. Centoventi giornalisti df tutto il mondo •— racconta il suo addetto stampa, Herr Bauèr — sono in lista d'attesa per un'intervista, anche solo per una semplice chiacchierata sul suo ultimo film — Berlin Alexanderplatz — che verrà presentato fuori concorso al Festival di Venezia. «Non è gigioneria, non è tracotanza—spiega Bauer — E'' semplicemente che Fassbinder non ha un attinto di tempo*. Sta girando Lili Marlen . (protagonista la sua attrice preferita Hanna Schygulla), un po' a Monaco, un po' a Zurigo, un po' a Berlino, un po' in Israele. «Per Fassbinder — dice il suo addetto stampa — Berlin Alexanderplatz è un capitolo chiuso*. Eppure tutti ricorda no ancora il sospiro di sollievo che il regista trasse all'alba del 3 aprile di quest'anno quando, dopo quasi dieci mesi di lavóro intenso (aveva co minciato il 18 giugno del 1979) diede l'ultimo «giro di manovella» del suo «kolossal» televisivo — durata 930 minuti, 15 ore e mezzo. Il regista ha ammesso che la storia di Franz Bibérkopf il protagonista del film, è ur po' la storia della problemati ca che io ha accompagnato dalla sua infanzia, quella della ••impossibilità dell'amore per se stesso». Punto centrale del film, tratto dal romanzo omonimo dello psichiatra berlinese Alfred Doeblin (un ebreo convertito al cattolicesimo e perseguitato dai nazisti) è la relazione tra Franz e un uìì sterioso affascinante «ma-, quereau» a nome Reinhold. «L'amore di Frane per Reinhold — dice Fassbinder — è un amore vietato, perché gli, uòmini non devono amarsi. Ciò non ha nulla a che fare con l'erotismo e con il sesso,) ma tuttavia è impossibile, attrazioni vengono distrutte perché non si adattano al "cliché", sentimenti e uomini crollano di fronte alle costrizioni e alle paure di queste costrizioni della società. Ma quando un essere umano rinuncia a questi sentimenti, rinuncia a se stesso. Questo è il mio tema, che ho. trattato Sempre.*. Sintomatico è il fatto che nei film di Fassbinder compare quasi sempre un personaggio chiamato Franz, cinque suoi protagonisti si chiamano' cosi, e. uno ha perfino il cognome Bibérkopf. Da due decenni — confessa Fassbinder — il personaggio Franz Bibérkopf accompagna il regista. Da quando lo incontrò per la prima volta (quattordicenne) leggendo il romanzo di Doeblin. Dapprima si annoiò, fino a quando nella vita di Franz entrò il misterioso e diabolico Reinhold. 'Questa lettura — racconta il regista — mi ha aiutato a vincere-le mie tormentose paure, che mi avevano quasi paralizzato, le paure di cedere alle mie tentazioni omosessuali. Mi ha aiutato a non diventare malato, bugiardo, apon andare "kaputt".. La storia, ohe Fassbinder definispe «di per sé un banale susseguirsi di episodi da giornale scandalistico che Doeblin è riuscito d trasformare in opera d'arte*, è ambientata a Berlino alla fine degli Anni Venti, tra il '28 e il '29. Nella metropoli Franz Bibérkopf. appena rilasciato dal carcere (dove ha scontato quattro anni per avere ucciso in un momento di rabbia la sua amica Ida), vaga senza meta, disoccupato' come decine di migliaia di altri, ma deciso a rifarsi una vita anche se la città gli fa paura. Ha pochi amici: Eva, prostituta di lusso, un oste, la sua affittacamere. Ma gli basta, fino a quando, non trovando lavorò, si rende conto che è inutile. Ingannato da uno che credeva amico, Franz, il quale crede sempre che «il mondo è cattivo ma l'uomo è buono», si deprime, si ritira in un posto dove nessuno lo conosce, e beve. Dopo settimane di depressioni nuovamente si dà uno scossone, ritorna nella vita. E qui incontra Reinhold, una figura demoniaca deLj quale subisce la magica attrazione. Franz, debole e forte, delicato e brutale nello stesso tempo, si affida ciecamente a questo Reinhold, si attacca affannosamente a lui con tanta forza che l'altro se ne vuol liberare, e per sempre, gettandolo sotto un'automobile. Ma Franz non è morto, perde soltanto il braccio destro. La sua vecchia amica Eva e il suo «magnaccia» lo riconducono tra la gente, in città. Franz traffica e si arrangia. Per il tramite di Èva conosce una ragazza, che chiama Mieze, gattina, (Hanna Schygulla) la quale batte, il' marciapiede per lui. Dolce, delicata, questa Mieze-rende felice Franz, che — forse per la prima volta nella sua vita — trova la gioia di amare e di essere amato. Ma il diabolico Reinhold ritorna, si intromette nella relazione, e uccide Mieze. Per Franz è la fine, girl èrdmKCSsmmTitCmCttvggpLinLjddsvSdOgppHMRcfcrcRbtgnmf è stata tolta l'unica ragione di rimanere in vita. Accusato dell'omicidio, finisce ih un manicomio. Berlino fine Anni Venti, di¬ soccupazione, crisi, Hitler, «ante portas». Nel romanzo se ne trova traccia soltanto fra le righe. Ma Fassbinder, da sempre politicamente impe¬ gnato, dice che «il film certamente è politico. Tuttii personaggi sono influenzati dalla disoccupazione. Voglio mostrare che cosa la disoccupar srione riesce a fare degli indivi-1 dui. Dopo tutto era il clima che ha portato al Terzo Reich* Per il regista c'è anche un nesso con l'attualità. «Oprai democrazia — dice — corre il pericolo di slittare a destra. Lo stesso tipo di nazionalsocialismo certamente non ci sarà più, ma forse un altro tipo di fascismo, apparentemente meno brutale, ma alla fin fine ugualmente terribile*. Preoccupato fórse delle sóllte accuse.della destra conservatrice per cui egli «sporca il nido tedesco*, Fassbinder aggiunge subito: *Non voglio influenzare gli spettatori. (Saranno milioni e milioni per due mesi e mezzo, che le puntate andranno in onda in ore1 di alto «indice di ascolto», alle 21.30, n.d.r.) Ho fiducia che viascuno del pùbblico tradurrà a se stesso il film,'con la propria fantasia*. Berlino-fine Anni Venti, Germania mizio Anni Ottanta: se paralleli ci sono spetta a noi scoprirli. Tito Sansa Fassbinder e la Schygulla, regista e interprete

Luoghi citati: Berlino, Germania, Israele, Monaco, Venezia, Zurigo