All'Onu Paesi arabi propongono l'embargo totale contro Israele

All'Onu Paesi arabi propongono l'embargo totale contro Israele Ma l'iniziativa è avversata dai «moderati» All'Onu Paesi arabi propongono l'embargo totale contro Israele DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — Il «fronte del no», le nazioni arabe più avverse alle trattative tra Egitto e Israele sui palestinesi, hanno preparato una mozione esplosiva per il Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Esse vogliono che il Consiglio proclami il boicottaggio economico di Israele, e minacciano l'embiargo petrolifero contro gli stati Uniti se opporranno il veto. Per evitare una grave orisi,'le nazioni àrabe più moderate hanno avviato una difficile mediazione, e sperano di rinviare il dibattito all' Onu all'inizio della prossima settimana. Il «fronte del no» ha accettato la mediazione nella consapevolezza che la mozione, cosi come è formulata, non otterrebbe la richiesta maggioranza di nove voti su quindici. La approverebbero infatti la Tunisia, il Bangladesh, il Niger, lo Zambia la Cina, l'Urss e la Germania Orientale, e forse la Clamaica, ma non l'Inghilterra, la Francia, le Filippine, il Messico, il Portogallo, la Norvegia oltre naturalmente agli Stati Uniti. La Tunisia il Bangladesh e il Niger. tutte, nazioni islamiche, non escluderebbero inoltre di astenersi, classificandosi trai moderati. L'obiettivo della mediazione è che il Consiglio di Sicurezza sancisca misure economiche contro Israele, ma senza individuarle, e lasciando liberi i vari Paesi di applicarle o no. In un caso del genere, gli Stati Uniti potrebbero trovarsi isolati. Ma la mozione cosi modificata non comporterebbe un embargo petrolifero ai loro danni. La mediazione ha suscitato le proteste dell'Or¬ ganizzazione per la liberazione della Palestina e dell'Urss. La mozione del «fronte del no» è una conseguenza della decisione di Israele di unificare Gerusalemme e farne la propria capitale. Oli Stati Uniti, che si stanno opponendo attivamente, hanno criticato la decisione, ma ritengono che non costituisca un ostacolo insormontabile alla ripresa. delle trattative con l'Egitto sulla Cisgiordania e su Oaza. A Washington, il dipartimento di Stato ha detto: «Rappresenta un passo indietro... Ma si può recuperare il terreno perduto». . Nell'opinione degli Stati Uniti, la lettera chiarificatrice sulla decisione per Gerusalemme inviata dal premier israeliano Begin ai presidente egiziano Sadat «è amichevole nel tono e nel contenuto». Essa non rappresenterebbe af¬ fatto una preclusione al felice esitò degli accordi di Camp David. Tramite le sue ambasciate al Cairo e a'Tel Aviv, Washington insiste perciò per il ritorno delle delegazioni al tavolo del negoziati. Oli Usa invaeranno ih Medio Oriènte prima dèlia fine del mese il diplomatico Linowitz con un messaggio personale di Carter per Begin e Sadat. Il dipartimento di Stato ha accennato anche indirettamente alla opportunità che «in questa fase negoziale» l'Europa di astenga dàll'assumere iniziative autonome. Oli Stati Uniti rimangono del parere che ogni deviazione dal cammino tracciato per la Cisgiordania e Oaza sia controproducente, e dia spazio al «fronte del no». Essi chiedono tempo sino alla fine dell'anno per giungere a un'intesa con Egitto e Israele. e.c.

Persone citate: Aviv, Begin, Linowitz, Sadat