Rinasce il castello del «divino marchese»
Rinasce il castello del «divino marchese» LO RICOSTRUISCE CON LE SUE MANI UN LONTANO NIPOTE DI SADE Rinasce il castello del «divino marchese» ' PARIGI — « Questo castello mi ha sempre affascinato. Quando avevo quattro anni lo disegnavo, lo ricostruivo con i cubi. Passavo ore a contemplarlo; volevo sapere che posa vi era accaduto, non volevo che scomparisse Definitivamente soggiogato, André BoUer acquistò nel 1952 ciò che restava del castello di Lacoste : quattro muri che si stagliavano contro il cielo e do-, minavano solitari il piccolo villaggio su un pendio del Lubéron; il marchese De Sade, che ne fu proprietario e l'abitò dal 1774 al 1778, lo chiamava 'il castello aereo: Fu l'ultimo signore di Lacoste. « Ed io ne sono l'ultimo servo*, aggiunge André BoUer, più a suo agio nella parte del muratore che in quella del castellano. Da trent'anni, cioè da> quando ha cominciato a lottarè per salvare da una morte lenta le ultime vestigia di questa costruzione dell'undicesimo secolo, devastata dalla Rivoluzione, BoUer lavora quasi ogni mattina portando pietre, scalpellando, martellando, cementando, bianco di polvere dalla testa ai piedi, spesso con in testa un casco coloniale per proteggersi dalla calura. Le sovvenzioni • Quest'uomo sulla sessantina, discreto e cortese, per nulla mondano, ha l'aria d'un cercatore eternamente distratto che la passione ha allontanato dalla vita dei comuni mortali. Anche per questo dà fastidio, irritazione? Qualcuno lo tratta come un sognatore, un utopista; altri gli rimproverano di sprecare in pietre soldi che sarebbero meglio spesi altrimenti, altri ancora di attentare alla selvaggia bellezza delle rovine. Tuttavia si parla con un certo rispetto del «proprietorio del castello:.. «All'inizio si diceva che volevo- restaurarlo'] per farne, il mio salotto. Quando l'ho acquistato non conoscevo nulla dell'arte del muratore e non avevo molto dena¬ ro, così ho potuto evitare la catastrofe. Cioè ricostruire un castello con la torre, i merli... come al cinema. Adesso invece mi sforzo Si ricostruire con la massima fedeltà ciò che esisteva all'origine e lavoro soltanto con {'aiuto dei documenti. Per me l'interesse non è tanto nel restaurare quanto nel mantenere una testimonianza... Fino a quando esisteranno questo castello e questa natura intorno sarà come con-r servare una visione del paradiso perduto». Fino all'anno scorso André BoUer insegnava inglese al liceo di Apt e i suoi allievi raccontano che di frequente interrompeva le sue lezioni per parlare della passione che ha conquistato la sua vita: «Sai-, vare quel castello non è stato per me il risultato d'una scelta liberamente fatta; questi muri sventrati mi facevano soffrire; dovevo riparare tanta rovina...: Non può sopportare di starne lontano, dalla sua casa nella pianura può vedere il castello con un cannocchiale, costatare che è sempre là: «Spesso in sogno lo vedo crollare; la facciata s'inclina, il mio braccio si allunga smisuratamente per sostener-, la... oppure il castello scompare. Allora lo cercò, e lo ritrovo in un villaggio vicino D'estate gruppi di giovani volonterosi vengono a lavorare nel cantiere: anche un amico in pensione partecipa all'opera di restauro. André BoUer spiega che deve fare tutto con mezzi modesti perché le sovvenzioni arrivano col contagocce: da 3000 a 4000 franchi l'anno in media. Per finanziare il restauro ha costruito in una vecchia cave una sala gigantesca che con terrà 1600 persone e diventerà un locale annesso al Palazzo dei congressi di Avignone. «Per me il sadismo è il super-carburante», aggiunge André BoUer, il quale vuol dire con questa strana formula che il nome De Sade è stato per lui un buon supporto pub¬ blicitario. «Afa anche se non fosse esistito, mi sarei interessato allo stesso modo del castello. E' il castello che mi ha fatto scoprire il sadismo, l'ho trovato simpatico, perché condividiamola stessa passione. Quando ero bambino; per me, era come Barbablù... La nostra nonna ci diceva che in un armadio c'era un suo libro. "Vi supplico, diceva, non leggetelo, sareste dannati per sempre!":' Molti anni dopo, quando divora le opere del Marchese, BoUer scopre che questi e uno dei suoi ascendenti che egli riteneva austero e puritano, hanno avuto la stessa amante e che, grazie ai figli bastardi anch'egli discende dai signori di Lacoste. il suo destino si lega cosi, definitivamente, a quello di De Sade. Ha letto tutte le opere, possiede sue lettere e documenti inediti, è in relazione con i suoi discendenti, tra i quali l'attuale marchese De Sade; ma precisa che non ha mai cercato di farsi passare per uno dei suoi discepoli: » Abbiamo in comune la stessa passione per il Castello, non per le dissolutezze». Per quanti vengono in pellegrinaggio a Lacoste, André BoUer è V«impuro, colui che\ ha osato toccare le mura che' hanno ospitato il maestro». «Mi considerano un verme che striscia,sulla tomba. Essi pensano che il castello avrebbe dovuto essere anche il suo sepólcro». Su queste mura André Breton ha scritto il suo nome, e oggi vi si legge anche : « Viva Sade! Abbasso BoUer!». Un ((playboy»? Altri, invece, vedono in lui una reincarnazione del Marchese. Un'insegnante ameri-' cana dopo aver visto i ruderi gli ha scritto: « Quando mi sono trovata di fronte a Voi sono rimasta muta come se fossi in presenza del signore». BoUer, sorridendo, commenta: «Conte si trasforma la storia col passar del tempo! Può darsi che un giorno si dica: il marchese De Sade era professore d'inglese e portava un casco coloniale...». In realtà — precisa — Sade lo interessa anzitutto come fatto archeologico: «Leggo i suoi scritti un po' come gli israeliani leggono la Bibbia per ritrovare le miniere di ra¬ me del re Salomone. Non ritengo che De Sade sia quello scrittore originale di cui si parla, ma piuttosto un testimone perfetto del suo tempo; egli ha detto in blocco tutto ciò che i suoi contemporanei dicevano in modo frammenta-. rio. E' stato il più banalmente "diciottesimo sècolo" che si possa immaginare. E' questo eccesso di banalità, questo divorzio tra l'uomo e lo scrittore che mi appassionano. Anche il castello era stato trasformato da lui in una residenza del XVIII Secolo. Ci viveva da gran signore, con un forte accento paternalista, demagogo; aveva persino fatto proibire una commedia che doveva essere rappresentata in un locale del villaggio perché la trovava "osée", un attentato alla dignità della santa madre Chiesa! Il titolo era: "Il marito battuto, cornuto e contento"». André BoUer traccia un ritratto di Sade giovane nel suo, salotto: »Era un playboy del suo tempo. Senza dubbio faceva gola a molte donne...». Anne Gallois ( Copy righi di «Le Monde» e per l'Italia de «La Stampi»)
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