Industriale di Ancona arrestate in Svezia per traffico di droga

Industriale di Ancona arrestate in Svezia per traffico di droga Bloccato alla frontiera con un chilo di stupefacenti sull'auto Industriale di Ancona arrestate in Svezia per traffico di droga Portato davanti al giudice ha ammesso la sua colpa ma dovrà rimanere in prigione in attesa del processo - Era in contatto con un bulgaro, presunto profugo politico DAL NOSTRO CORRISPONDENTE STOCCOLMA — Un italiano fermato alla frontiera con un chilo di droga, un bulgaro in attesa di espulsione che gira la Svezia su un'auto di gran lusso, donne che si prestano a tutto, apparecchiature elettroniche usate in modo illegale, un carcere come centro di. smistamento di stupefacenti, ascolto telefonico non autorizzato, poliziotti travestiti da doganieri: sono gli elementi di un «giallo» che hanno permesso alla sezione antidroga della polizia di Stoccolma di mettere le mani su una banda di spacciatori che riforniva il mercato interno con «merce» in arrivò dall'estero. L'italiano fermato a Malmò e ora in attesa di giudizio è Gianfranco Battlstone, 42 anni, residente a Fabriano, in provincia di Ancona. Negli Anni Settanta, proprietario di una impresa per la rigenerazione dei pneumatici, aveva spinto le sue ambizioni fino a diventare presidente di una squadra di calcio in Italia che si stava battendo in uno dei gironi di promozione. Pei- il calcio Battl8toni fini per trascurare moglie, figlio e azienda perdendo praticamente tutto il denaro che possedeva: nel 1974 fu costretto pertanto a cedere la ditta, di notevoli dimensioni, riuscendo in in ogni caso a diventarne agente di vendita. Passato da proprietario a dipendente, Battistoni si mise a girare l'Italia e l'Europa. Forse risale proprio ad allora e al suo disperato bisogno di soldi l'ingresso nel mondo della droga. Mentre accadeva tutto questo, a Stoccolma un bulgaro di 40 anni, presunto profugo politico, veniva coin¬ volto in un oscuro traffico di stupefacenti. Arrestato, condannato a due anni di carcere e messo in libertà dopo quatrtardici mesi, per buona condotta, riprendeva gli antichi contatti e si faceva sorprendere in una stazione della metropolitana di Stoccolma mentre smerciava droga a due ragazze quindicenni. Condannato di nuovo, ne fu decisa anche l'espulsione col divieto di tornare in 8vezia fino al 1983. Questa volta, però, il bulgaro furbescamente si comportò come un detenuto comune: secondo i regolamenti doveva scontare l'intera condanna (e cioè restare in prigione fino al marzo 1981) ma poteva anche usufruire di ampi permessi e cioè un giorno intero e tre mezze giornate ogni settimana piii due weekend al mese oltre tutte le feste comandate. Inoltre poteva fare e ricevere telefonate nonché" scrivere e inviare posta senza controllo della censura. Infine, nei giorni in cui era costretto a rimanere in prigione, gli era consentito ricevere visite e appartarsi in camerette chiuse a chiave dall'interno. Inviato («per riabilitarsi») in un «carcere-colonia», nell'ultimo anno ha vissuto assieme a una giovane (come d'altronde' gli era permesso) ma incontrando regolarmente uno stuòlo di altre amiche anche nelle «celle dell'amore». E' stato ora accertato che proprio costoro fungevano da legame con fornitori e clienti di droghe mantenendo in piedi un commercio non indifferente. Adesso si sa anche che è stata una di queste donne a stabilire il contatto fra l'uomo del carcere modello e l'ex imprenditore italiano alla ricerca di denaro. Tutto è andato avanti parecchio tempo finché nella rete della sezione antidroga di Stoccolma non è caduto un «pesce piccolo» che ha cantato parecchio permettendo di risalire una lunga catena di contatti. Al vertice è risultato il bulgaro. Allora là polizia ha controllato le sue telefonate e lo ha pedinato durante i suoi numerosi spostamenti nei giorni di permesso. Le indagini hanno portato a una donna di Malmò e alla certezza che stava per arrivare un «fornitore», risultato poi il Battistoni. Non si sa come ma la polizia ha colpito al momento giusto: quando l'imprenditore italiano stava per passare là dogana, a bordo di una «Citroen», un agente della sezione droga travestito da doganiere ha esaminato a fondo il bagagliaio scoprendo un chilo di stupefacenti. Battistoni è stato fermato e poi portato davanti ad un giudice che, anche di fronte alla sua ammissione di colpa ha confermato lo stato di detenzione: l'accusa —rappresentata dal magistrato Adamsson, della sesta sezione antidroga di Stoccolma ^>dovrà presentare prove e documentazioni entro ventotto giorni, ma potrà anche chiedere un rinvio se non fosse pronta L'italiano, trasferito a Stoccolma verrà difeso dall'avvocato Munklinde del foro di Malmò. In carcere (e questa volta non in quello modello) ahche il bulgaro méntre le sue amichette sono' per il momento a piede libero: la droga loro non l'hanno mai toccata. In questo «giallo» si è inserito poi un fattore inquietante: la polizia, infatti, è arrivata all'ascolto di telefoni senza il permesso della magistratura. Tutti riconoscono che lo scopo da raggiungere era importante e che la mossa si è rivelata decisiva per le indagini, ma sono anche d'accordo nel dire che questo è- illegale. Le polemiche potrebbero arrivare fino all'Ombudsman, il difensore dei diritti civici al quale non resterebbe che condannare il modo d'agire contro la legge e le regole del vivere democratico. Questo, naturalmente, non tocca in ogni caso Gianfranco Battistoni che, se giudicato colpevole, sarà costretto a vivere nelle carceri svedesi certamente per un bel numero di anni. Walter Rosbocb

Persone citate: Battistoni, Gianfranco Battistoni, Gianfranco Battlstone, Walter Rosbocb