Gli Usa pensano a una difesa contro il «diluvio» giapponese

Gli Usa pensano a una difesa contro il «diluvio» giapponese Due proposte per limitare l'import di auto Gli Usa pensano a una difesa contro il «diluvio» giapponese DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK —La resistenza all'invasione, giapponese, o «diluvio di auto» da Tokyo, come lo ha chiamato il leader sindacale Frazer, sì è accentuata dall'inizio della settimana: da quando cioè le sfatistiche di luglio hanno dimostrato die le case straniere occupano ormai il 29,2 per cento del mercato automobilistico americano, quasi il doppio di 3-4 anni fa. Al Parlamento, un gruppo di 23 senatori ha presentato una mozione che impegnerà il presidente a negoziare col governo nipponico un «accordo per la limitazione volontà ria dell'esportazióne di auto negli Stati Uniti» valido sino al primo luglio dell'85. Il candidato indipendente alla presidenza nelle elezioni del prossimo ottobre, Anderson, ha addirittura suggerito che, nel caso' che il Giappone rifiuti, Carter riduca gli aiuti militari a suo favore. La presa di posizione del mondo politico americano contro Tokyo è stata preceduta da uva drastica iniziativa della Ford. L'azienda Usa, spodestata dal secondo posto in tutto il mondo dalla Toyota e dalla Nissan nell'ordine, Iva chiesto alla Commissione dei commerci internazionali, a cui si erano già rivolti i sindacati, di ridurre le importazioni automobilisticlie dall'estero al livello mediodegli anni 74-76. Ciò significherebbe che le case straniere non potrebbero vendere negli Stati Uniti più di1 milione 700 mila vetture e più di 260 mila furgoni e camion. L,a metà circa sarebbero giapponesi. Il gruppo dei 23 senatori e i sindacati hanno avanzato richieste più moderate: un taglio del 25 per cento delle cifre attuali (le sole auto sarebbero 1 milione 200 mila). ■ Diètro l'iniziativa della Ford, molli osserira'iórhlianno visto un tentativo di costringere la Toyota a scendere a patti. La Ford e ìa Toyota hanno prima negoziato, poi abbandonato, un'intesa per la produzione e la vendita congiunta, inizialmente negli Stati Uniti, successivamente in tutto il mondo, di unanuova vettura dimedia cilindrata. La Ford, die rischia di chiudere il bilancio di quest'anno con un passivo di oltre un miliardo di dollari, vorrebbe adesso riprendere le trattative a condizioni più favorevoli. Questo sbocco della crisi, e altri simili, sono agevolati dai sindacati, i quali hanno proposto in passato alle case nipponidie dì apyirafabbridie in territorio americano. , A, ta\ strategia si.oppóngono però siala General Motors, il gigante del settore, sia la Chrysler, la «miracolata», non si sa se permanentemente. Lè due case scorgono un grave.pericolo nell'inserimento del Giappone all'interno dell industria dell'auto Usa. La Chrysler , che si sorregge su prestili pubblici e privati, ma versa già in un passivo di quasi un miliardo di dollari, ha appena incominciato a produrre nuovi modelli economici, i cosiddetti «K cor». Su 180 mila circa che usciranno dalle catene di montaggio di qui a dicembre, 90 mila sono già stati venduti. Perl'81, la produzione raggiungerebbe le 600 mila unità, «Il successo delle vetture K ;— ha dichiarato Lee Iacocca — determinerà la nostra sopravvivenza. Non possiamo avere la concorrenza giapponese dal di dentro». . . La General Motors, pur non scoppiando di salute, si accinge a un «boom» che non vuole dividere con Tokyo. Anch'essa prevede un disavanzo sostanzioso, circa 600 milioni di dollari. Ma osserva die la crisi sta per avviarsi alla conclusione.'«A luglio — ha detto l'amministratore delegato Estes — la caduta delle vendite delle auto americane è stata del 24,2 per cento rispetto a un anno fa: enorme , ma minore delle cadute dei mesi precedenti. Le proiezioni dei calcolatori per agosto e settembre confermano che sta incominciando una ripresa». La General Motors è in una posizione ideale per contrattaccare i giapponesi. Le sue perdite di vendite sono state la metà di-quelle della Ford e della Cryslér, il 18 per cento, ed essa occupa ora ben il 63 per cento del mercato americano*. Secondo Estes^Vespansionè dei giapponesi" non deve essere-favorita ma ostacolata, se si vuole die le industrie degli altri Paesi sopravvìvano. Egli sostiene die, grazie alla maggiore docilità dei sindacati è alle innovazioni tecnologiclie, i giapponesi hanno accumulato un vantaggio che gli Stati Uniti sapranno neutralizzare in un triennio, ma l'Europa so/o in un quinquennio. «E' un periodo lungo — ha osservato— in cui le aziende più deboli potrebbero andare in bancarotta».'L'amministratore delegato della General Motors non ha nascosto che l'Europa «si trova propria sulla linea del fuoco». Quando gli Stufi Uniti si riprenderanno e respingeranno Tokyo; essa diverrà, un campo di battaglia. Le due superpotenze economiclic si batteranno per la conquista dei suoi mercati. iriìM ; ' ■... ' j c. c.

Persone citate: Frazer, Lee Iacocca, Perl