Funerali di Remo Lugli

Funerali Funerali a to l a i n i d i te a i . 3 i (Segue dalla l'pagina) sidente del Consigliò Cossiga, cosi agli applausi si uniscono 1 fischi. Sono manifestazioni chiare, in un senso, e nell'altro, ma senza eccessiva durezza e insistenza. C'è, nella massa, la palese intenzione di dire con fermezza, ma senza eccedere, senza creare dei problemi. Pèrirtnl è in abito marrone. Va a toccare tutte le bare, per prima quella della piccola Angela, si avvicina ai parenti, si ferma, li guarda con occhi addolorati. Una donna resta immobile, come se non lo vedesse. Un'altra, la zia della piccola Angela Fresu, si alza e gli grida: «Dentro quella bara biancac'è un innocente». Pertini si va a sedere sulla prima sedia della prima, fila. Al suo fianco c'è Cossiga. poi Maria Eletta Martini in rappresentanza della Camera, il senatore Valori per il Senato, il presidente della Corte Costituzionale Amadei, i ministri Andreatta e Biasini, il presidente della Regione Emilia-Romagna Turci. il prefetto Boccia,, il sindaco Zangheri. Dietro, altre file di sedie, tante altre autorità. Piccoli a fianco di Craxi, Berlinguer tra Longo e Spadolini, il ministro Rognoni, i consiglieri di Stato, i comandanti militari, altri parlamentari, 11 corpo diplomatico, ì segretari delle organizzazioni sindacali Lama, Benvenuto, Camiti. La funzione religiosa è officiata dal cardinale Poma, assistito dai vescovi della regione. Si inizia con 1 salmi graduali, 1 canti della liturgia funebre, nuovi,, del dopo Concilio. Il cardinale legge la sua omelia di suffragio tutta improntata alla religione. Parla dell'inconsapévole sacrificio di fratelli e sorelle. «Noi guardiamo a loro come membri della nostra stessa famiglia. Alla nostra città è stato chiesto un alto prezzo di dolorosa passione, in questo travagliato periodo della storia umana in cui — come ricorda la Bibbia — sembra dominare l'ingiustizia, il tempo della distruzione e dell'ira». E più avanti: «Vorrei poter dar voce a tutta la comunità cristiana die è Bologna. Anzi, vorrei farmi voce di tutte le chiese e città die si raccolgono oggi a Bologna, quale nuovo epicentro della sofferenza di un popolo e dire: famiglie toccate dai lutti e dal dolore, possiate sperimentare a Bologna e nel nòstro Paese non solo il momento della tragedia ma anche il cuore dei fratelli, die vi si stringono intorno e die cercano e cercheranno di sostenervi». Il presule conclude leggendo il messaggio del Papa. La funzione religiosa è conclusa, già con anticipo sull'orario stabilito. Mancano dieci minuti alle sei quando le autorità escono sul sagrato, il sindaco Zangheri si avvicina al podio, avendo alla sua sinistra Il presidente Pertini. Gli si rivolge con la sua orazione: «Torniamo su questa piazza dove di fronte ad altri morti avevamo detto che la strage dell'Italicus non avrebbe mai dovuto ripètersi. Si è ripetuta, nonostante la lotta e la volontà democratica del nostro popolo e in misura più grande, e se possibile più atroce; questo è motivo per noi di amarezza e dolore più cocenti». - Nel discorso del sindaco ci sono il dolore e la rabbia, l'ansia di giustizia, il timore che essa tardi a venire come già accadde per l'i talicus; ma c'è anche la fermezza nella resistenza contro gli Istigatori e gli esecutori del crimine. Il discorso del sindaco viene a più riprese sottolineato da lunghi applausi. Zangheri continua: «Ma altre domande incalzano. Quali complicità, lianno consentito e accompagnato quest'azione nefanda? Quando le scopriremo? I ritardi non saranno nuovamente esiziali? No, signor Presidente, il dolore non può farci tacere». U sindaco Zangheri conclude poi affermando: «Il saluto alle vittime è in questo momento, signor Presidente della Repubblica, una promessa morale e politica di fedeltà alle ragioni del progresso umano ed è fiducia in una giustizia che non può fallire perché poggia sull'animo di grandi masse di donne e di uomini Così noi affermiamo oggi la nostra difficile speranza e chiediamo a tutti di combattere perché la vita prevalga sulla morte, il progresso sulla reazione, la libertà sulla tirannia». La cerimonia è conclusa, le autorità lasciano il sagrato, e, subito dopo, le otto bare vengono portate fuori dalla chiesa. La grande massa di gente si ferma, si chiude nel silenzio, per un minuto di raccoglimento. I feretri vengono caricati sui furgoni, la gente comincia a sfollare, le strade verso la periferia iniziano a brulicare, la città si svuota. Il gruppo di democrazia proletaria, come aveva programmato suscitando qualche apprensione, s'avvia per un corteo breve, che si conclude in piazza San Francesco con un discorso. Remo Lugli

Luoghi citati: Bologna, Emilia, Romagna